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Evoluzione storica della Malaria

La malaria, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, è legate alla storia dell'uomo e ai suoi primordi. La malattia, rimasta un fenomeno circoscritto e di relativa importanza nella vita dei nostri antenati per milioni di anni, sia per il nomadismo delle popolazioni sia per il susseguirsi delle glaciazioni che hanno impedito la diffusione dei suoi vettori, è stata così denominata, alcuni secoli fa.

malaria

Infatti, in base alla credenza popolare, vecchia di alcuni millenni, si riteneva che la malattia venisse causata da esalazioni di aria cattiva, di effluvi miasmatici e vapori malsani, sprigionati da acque stagnanti, paludi, o, nel caso di Venezia, dall’acqua del laguna, che non raramente davano anche luogo a cattivi odori. Da ciò il termine veneto "mal aria"  introdotto nel 1440 dal veneziano Marco Cornaro (1412-1465)  Magistrato veneziano  “Savio alle acque”.  Solo nel  1716 il Lancisi ha pensato alla possibile trasmissione della malattia da parte delle zanzare e nel 1897 Ronald Ross dimostra che il Plasmodium è  trasmesso all'uomo da una zanzara.

 

Tre organismi sono i protagonisti coinvolti nel ciclo di trasmissione di tale patologia: l’uomo, la zanzara e il plasmodio.  Vi sono però fondati motivi per ritenere che gli ultimi due protagonisti esistessero prima dell'inizio del processo di ominazione, circa  6-8 milioni di anni fa, cioè del differenziarsi dalle scimmie dei primi antenati dell'uomo, gli Ardepitecus.
La malaria è, nel mondo,  la seconda malattia infettiva per mortalità, dopo la tubercolosi, e negli ultimi 100 anni, ha ucciso almeno 300 milioni di persone. Oltre il 40% della popolazione che vive in più di 100 aree endemiche del mondo, situate nella fascia tropicale e sub-tropicale del pianeta (Africa Sub-Sahariana, Asia ed America del Sud) è a rischio di malattia. 
L’impiego di insetticidi, in particolare il DDT, ha rappresentato la principale forma di controllo attuata durante gli ultimi 60 anni. I problemi di inquinamento, l’accumulo di tali sostanze e/o di loro derivati, la  rarefazione di utili insetti antagonisti, il conseguente rischio per la salute umana, evidenziato da allergie, asma, intossicazioni ecc. e l’insorgenza di fenomeni di resistenza degli insetti ai vari composti, rappresentano però i limiti di tale approccio. Anche la terapia anti infettiva nell’uomo, iniziata nel mondo occidentale nella prima metà del 1600 con il chinino, è stata caratterizzata, in particolare negli ultimi 50-60 anni, dalla continua ricerca di nuovi composti per la comparsa di resistenze dei plasmodi patogeni ai vari farmaci impiegati.  La capacità dei vettori e dei parassiti di difendersi e creare delle resistenze ai vari preparati impiegati, è molto più rapida della capacità dell’industria chimica e farmaceutica mondiale a produrre nuovi composti e farmaci.

malariaDall’alto a sinistra: divieto di ingresso nell’area di Cassino infestata da Malaria Maligna. Sotto; squadra di disinfestazione con DDT. In centro in alto il Premio Nobel P.H. Muller che ha evidenziato la potente azione del DDT sugli insetti. Sotto in centro l’ambientalista americana, R. Carson che ha contribuito in maniera determinante alla proibizione dell’uso del DDT. In alto a destra un vecchio spruzzatore di DDT e in basso una delle idrovore sabotate dai tedeschi che hanno dato luogo alla più grave epidemia di malaria in Europa del 20° secolo. 

Tutto ciò ha oggi determinato, nell’uomo, il  ricorso sistematico ad una terapia pluri farmacologica mentre un notevole impulso è stato dato alla ricerca di strategie alternative quali il ricorso a vaccini, che dopo tanti insuccessi, del tutto recentemente sembrano offrire delle speranze. Per  le infestazioni di zanzare, invece, è stata messa in atto una lotta integrata, cioè interventi che contemplano sia prassi biologiche sia trattamenti chimici, con massima tutela dell’ambiente e con risultati soddisfacenti.  
Questi ultimi interventi sono di estrema importanza e, in un prossimo futuro dovranno essere opportunamente potenziati, in quanto l’aumento della temperatura media, anche di pochi gradi, ha favorito l’adattamento di varie specie di zanzare a climi temperato-freddi dell’Italia e di varie nazioni europee, mentre la globalizzazione cioè l’incremento delle vie di comunicazione internazionali, dei commerci, dei trasporti con il più rapido spostamento di merci e di persone, porta facilmente all’introduzione di nuovi vettori e/o agenti patogeni. Per tale motivo anche in Italia oltre ad alcuni casi di malaria (es. malaria dell’aeroporto), si sono avuti casi di febbre da chikungunya, febbre del virus del Nilo occidentale, ecc., di difficile e/o ritardata diagnosi. La zanzara tigre (Aedes albopictus), da alcuni anni in Italia anche nei centri abitati e attiva durante il giorno, è potenzialmente in grado di diffondere oltre ai virus  ora citati,  altri 15-20 virus, per cui bisogna vigilare per evitare che diventi un potenziale drammatico diffusore di tali patologie.
Le zanzare potrebbero sembrare, ai più, insetti irrilevanti nel mondo della biodiversità. Il concetto è invece quanto mai errato in quanto, determinando gravi conseguenze a livello sanitario, possono influire drammaticamente sulla vita di intere popolazioni.