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Aggiornato: 1 ora 28 min fa

PERCHE' NON SAPPIAMO VALUTARE IL RISCHIO CHIMICO?

Sab, 04/20/2024 - 20:16

Per i non addetti ai lavori è davvero arduo valutare il rischio chimico. Esistono sostanze che fanno sia bene che male, e talvolta fanno male in modo complesso e/o in maniera differita nel tempo (eventualmente anche sui figli). Inoltre sono stati commessi diversi errori nel passato (anche recente) che hanno influenzato l'opinione pubblica in maniera pervasiva e quasi eterna. L'errore nella scienza ha un effetto mediatico enorme e genera una notevole perdita di fiducia nelle istituzioni. 

Mentre invece tutto ciò che si fa per sanare l'errore, per non commetterlo più o per dimostrare che in realtà non si trattava di un errore, non fa notizia. Inoltre, quando la gente perde fiducia nelle istituzioni e nella scienza, difficilmente la recupera in tempi brevi, restando sospettoso per molto tempo, purtroppo - talvolta - senza fondate ragioni. E ciò danneggia l'individuo quando compie delle scelte senza affidarsi ad istituzioni locali, nazionali, europee, globali che hanno proprio lo scopo di valutare i rischi chimici ambientali e lavorativi e proteggere la salute della popolazione, tenendo sotto controllo una serie di parametri quantitativi. Appunto, quantità: "E' la dose a fare il veleno" - dice, citando Paracelso, Gerald A. LeBlanc nel suo libro pubblicato da Apogeo nel mese di febbraio 2024. Il sottotitolo è chiaro: "Valutare i rischi delle sostanze chimiche dalla tavola alla cura del corpo", perciò prima di affermare che un nostro problema di salute è causato da una certa sostanza chimica, dobbiamo verificare se la quantità a cui siamo stati esposti (e la via di esposizione) sono tali da causare un effettivo danno al nostro organismo. Ma per fare questo non possiamo agire rapidamente, d'istinto, sulla base di esperienze precedenti e conoscenze limitate - cioè con il sistema limbico - ma piuttosto dobbiamo affidarci alla nostra neocorteccia cerebrale per valutare razionalmente (e mettendoci il tempo necessario) se un certo rischio, magari effettivamente esistente, non sia in realtà molto, molto basso.

Da quanto sopra detto risulta evidente, per tutti, l'utilità di un libro come: "E' la dose a fare il veleno". Il pregio di quest'opera sta soprattutto nel linguaggio divulgativo ed anche in una certa dose di ironia. Mi spiego meglio: l'autore riesce effettivamente a fornire le basi necessarie - ad esempio cosa succede in generale quando una sostanza chimica entra nei polmoni e cosa si verifica quando viene assorbita tramite l'acqua o il cibo? - ma è anche capace di non annoiare ed anzi di divertire il lettore.

L'approccio usato è essenzialmente quello adottato nei corsi sulla sicurezza destinati ai lavoratori. Ciò in quanto molti considerano tutte le sostanza chimiche ugualmente e indifferentemente pericolose. Si tratta invece di cambiare rotta e quindi mentalità: non più pericolo soggettivamente determinato, ma rischio oggettivamente quantificato. Solo così si può scoprire che le sostanze chimiche non sono tutte uguali, né tutte ugualmente pericolose. 

Analizzare le quantità, le dosi e le esposizioni serve anche a distinguere fra valutazione prospettica del rischio e valutazione retrospettiva. Una cosa infatti è stabilire una soglia per il futuro, soglia che - se non superata - pone al riparo dai danni conseguenti. E' un'altra cosa è analizzare ciò che è già successo., che oggi ha avuto il culmine e il danno deriva ad esempio da un'esposizione prolungata ad una certa sostanza da parte di una determinata categoria di lavoratori.

Tuttavia il vero problema connesso con la valutazione del rischio chimico da parte dei non addetti ai lavori è costituito dal fatto di "fissarsi" su un'idea / informazione / evento e non sganciarsi più. Come se la scienza non evolvesse, non cambiasse o non verificasse sempre se stessa. Insomma molti intendono la scienza come se fosse una religione: se è vero nel 1975, è vero per sempre, quindi anche nel 2024. Così è successo per il modello LNT (lineare senza soglia) adottato per valutare il rischio di cancro legato alle sostanze chimiche. In base a questo modello non esiste una dose di radiazione "sicura", quindi non esiste nessuna soglia: ciò equivale a dire soglia zero. Si è poi scoperto che "il cancro causato dalle radiazioni è conforme ad un modello di dose soglia: le prove non sostengono il modello LNT". Ma quanti sono rimasti al modello senza soglia? Queste persone non dovrebbero quindi lasciarsi fare neanche una radiografia in tutta la vita...

E' la dose a fare il veleno

- Valutare i rischi delle sostanze chimiche dalla tavola alla cura del corpo -

scritto da Gerald A. LeBlanc

e pubblicato da Apogeo nel mese di febbraio 2024


Walter Caputo

Divulgatore scientifico dal 2008

Autore dei libri divulgativi: "La pizza al microscopio" e "Non è colpa della statistica"

Allenamento dei pettorali: esercizi, benefici e consigli

Gio, 04/18/2024 - 07:32


L'allenamento dei pettorali è un elemento fondamentale per chiunque desideri costruire un fisico equilibrato, forte e funzionale. Questi muscoli, situati nella parte anteriore del torace, non sono solo cruciali per un aspetto fisico impressionante, ma svolgono anche un ruolo chiave in numerosi movimenti quotidiani e sportivi. Attraverso un workout mirato, è possibile migliorare non solo la forza e la forma dei pettorali, ma anche ottenere benefici significativi in termini di postura e funzionalità generale del corpo.


Se hai intenzione di iniziare un efficace allenamento dei pettorali, ti consigliamo di affidarti al famoso personal trainer e coach italiano Umberto Miletto.


Nel corso dell’articolo, esploreremo tutto ciò che riguarda tale allenamento, dall'anatomia di base di questi muscoli, spostandoci poi sui benefici, sui principali esercizi e concludendo infine con alcuni consigli utili per massimizzare i risultati.


Anatomia dei pettorali

I pettorali sono costituiti principalmente da due muscoli: il grande e il piccolo pettorale. Il primo è il più grande e copre la maggior parte della parte anteriore del torace, estendendosi dall'osso del collo e della clavicola fino sotto le ascelle e all'osso del braccio (l'omero). 


Il suo compito principale è quello di controllare il movimento del braccio, come l'adduzione, la flessione e la rotazione interna. Il piccolo pettorale, situato sotto il grande, è più piccolo e svolge un ruolo importante nella stabilizzazione della scapola. Insieme, questi muscoli non solo contribuiscono all'aspetto estetico del torace, ma sono anche cruciali per la funzionalità e la forza dell'intera parte superiore del corpo.


Benefici dell'allenamento dei pettorali

  • Aumento della forza toracica: un workout regolare contribuisce significativamente all'aumento della forza generale del torace.
  • Miglioramento della postura: rafforzando i muscoli pettorali, si può contribuire a migliorare la postura, riducendo il rischio di dolori e problemi legati a una cattiva postura.
  • Supporto nelle attività quotidiane: molti movimenti quotidiani, come sollevare oggetti o spingere, sono facilitati da pettorali forti.
  • Benefici estetici: pettorali ben allenati e tonici migliorano l'aspetto fisico rendendolo più atletico. 
  • Prevenzione degli infortuni: un workout regolare e corretto può ridurre il rischio di infortuni ai muscoli e alle articolazioni del torace e delle spalle.
  • Miglioramento delle prestazioni sportive: molti sport richiedono forza e stabilità del torace, beneficiando quindi dall'allenamento dei pettorali.


Esercizi per i pettorali

Nel corso di questo paragrafo andremo a vedere i principali esercizi per l’allenamento dei pettorali. 


Panca piana

Il bench press, o panca piana, è un esercizio fondamentale per sviluppare la forza e la massa dei pettorali. Si esegue stendendosi su una panca con un bilanciere o manubri e sollevando il peso dal petto fino all'estensione completa delle braccia.


Flessioni

Le flessioni sono un esercizio a corpo libero che mira a rafforzare i pettorali, i tricipiti e le spalle. Possono essere eseguite in diverse varianti per aumentare o diminuire l'intensità.


Croci ai cavi

Questo esercizio si concentra sulla parte interna dei pettorali e sull'estensione completa del muscolo. Viene eseguito in piedi, utilizzando una macchina con cavi, per tirare i pesi verso il centro in una posizione di abbraccio.


Panca inclinata

Simile al bench press, ma eseguito su una panca inclinata, questo esercizio mira alla parte superiore dei pettorali, offrendo una diversa angolazione di stimolo rispetto alla panca piana.


Pullover con manubrio

Questo esercizio non solo lavora sui pettorali, ma anche sui muscoli dorsali. Si esegue stendendosi su una panca, tenendo un manubrio con entrambe le mani sopra il petto e abbassandolo dietro la testa.


Consigli per massimizzare i risultati

Per massimizzare i risultati dell'allenamento dei pettorali, è fondamentale adottare un approccio olistico che consideri diversi aspetti del fitness e dello stile di vita. Ecco alcuni consigli chiave.


  • Alimentazione equilibrata: la crescita muscolare richiede un adeguato apporto di nutrienti. Assicurati di consumare abbastanza proteine per aiutare la riparazione e la crescita dei muscoli. Includi anche carboidrati complessi e grassi sani nella tua dieta per un'energia sostenuta.
  • Idratazione adeguata: mantenere il corpo ben idratato è essenziale per le prestazioni durante l'allenamento e per il processo di recupero.
  • Variazione degli esercizi: alterna gli esercizi per i pettorali per evitare che i muscoli si adattino a una routine specifica, il che può portare a un plateau. Includi sia esercizi con pesi liberi che a corpo libero.
  • Progressione nel carico: aumenta gradualmente il peso o il numero di ripetizioni per continuare a sfidare i muscoli e stimolare la crescita.
  • Recupero adeguato: dà tempo ai tuoi muscoli di riposarsi e recuperare. Evita di allenare lo stesso gruppo muscolare due giorni consecutivi.
  • Sonno di qualità: il sonno gioca un ruolo cruciale nella riparazione e nella crescita muscolare. Assicurati di ottenere un riposo adeguato ogni notte.
  • Tecnica corretta: assicurati di eseguire ogni esercizio con la forma corretta per massimizzare l'efficacia e ridurre il rischio di infortuni.
  • Costanza nell'allenamento: la costanza è la chiave. Mantieni un programma di workout regolare per vedere progressi continui.
  • Ascolta il tuo corpo: se senti dolore o disagio eccessivo, prenditi una pausa. Evitare gli infortuni è fondamentale per il progresso a lungo termine.
  • Integrazione strategica: considera l'uso di integratori, come proteine in polvere o BCAA, per supportare la tua alimentazione e il recupero, sempre dopo aver consultato un professionista della salute o un nutrizionista.


Ricorda che la chiave per ottenere risultati ottimali nell'allenamento dei pettorali (o in qualsiasi altro tipo di allenamento fisico) è l'equilibrio tra workout, nutrizione, riposo e ascolto del proprio corpo.

Mangiare ananas per dimagrire: mito o realtà? Cosa dice la scienza

Mer, 04/17/2024 - 08:16


L'ananas è un frutto esotico che non solo è delizioso ma è anche spesso citato nelle diete per le sue presunte proprietà di "bruciagrassi". Ma è veramente possibile perdere peso semplicemente mangiando ananas? In questo articolo esploreremo cosa dice la scienza riguardo le proprietà dimagranti dell'ananas e se può realmente aiutare a bruciare i grassi.
Che Cos'è l'Ananas?

L'ananas, o Ananas comosus, è un frutto tropicale originario del Sud America. È ricco di vitamina C, vitamina A, fibre, potassio, calcio e contiene bromelina, un enzima che ha suscitato interesse per i suoi potenziali benefici sulla salute, inclusa la perdita di peso.
L'Ananas e la Perdita di Peso

L'idea che l'ananas sia un brucia grassi proviene principalmente dalla presenza della bromelina. Questo enzima è noto per la sua capacità di scomporre le proteine, il che ha portato alcuni a speculare che possa anche aiutare a scomporre i grassi. Ma cosa dicono gli studi scientifici?
Bromelina e Metabolismo

La bromelina è effettivamente studiata per le sue proprietà antinfiammatorie e capacità di aiutare nella digestione delle proteine. Tuttavia, non ci sono prove concrete che la bromelina possa direttamente influenzare la perdita di grasso. La ricerca suggerisce che questo enzima potrebbe aiutare a ridurre l'infiammazione associata all'obesità e migliorare la tolleranza al glucosio, ma non agisce direttamente sui grassi corporei.
Fibre e Sazietà

L'ananas è anche una buona fonte di fibre. Le fibre possono aiutare a promuovere la sazietà, riducendo l'apporto calorico complessivo se consumate come parte di una dieta equilibrata. Questo può indirettamente supportare la perdita di peso, ma non è sufficiente per affermare che l'ananas "bruci i grassi".
Calorie e Bilancio Energetico

Un altro aspetto da considerare è il contenuto calorico dell'ananas. Una tazza di ananas contiene circa 82 calorie, il che è relativamente basso. Questo rende l'ananas una scelta gustosa e a basso contenuto calorico per uno spuntino, che può essere utile per chi cerca di perdere peso mantenendo un deficit calorico.
L'effetto diuretico dell'ananas 
L'ananas è un frutto esotico apprezzato non solo per il suo sapore dolce e succoso, ma anche per i suoi numerosi benefici per la salute, tra cui il suo effetto diuretico. Questa proprietà rende l'ananas un alleato prezioso per la salute renale, la riduzione della ritenzione idrica e il supporto generale al sistema urinario.

Cosa sono i Diuretici?

I diuretici sono sostanze che stimolano la produzione di urina da parte dei reni, aiutando così l'organismo a eliminare il sale e l'acqua in eccesso. Questo può essere particolarmente benefico per le persone che soffrono di condizioni legate alla ritenzione di liquidi come l'edema, l'ipertensione e alcune forme di insufficienza cardiaca congestizia.
Principi Attivi diuretici nell'Ananas

L'effetto diuretico dell'ananas è principalmente dovuto alla presenza di potassio e bromelina. Il potassio è un minerale essenziale che contribuisce al corretto equilibrio idroelettrolitico del corpo e stimola la funzionalità renale, incrementando la produzione di urina. La bromelina, invece, è un enzima che si trova solo nell'ananas e ha numerose proprietà tra cui quella anti-infiammatoria, anti-edema e di stimolazione della circolazione sanguigna, che indirettamente possono favorire l'effetto diuretico.
Benefici dell'Effetto Diuretico dell'Ananas

  • Prevenzione dell'Edema: Riducendo la ritenzione idrica, l'ananas può aiutare a controllare e prevenire l'edema, una condizione caratterizzata dall'accumulo di liquidi nei tessuti corporei.
  • Supporto alla Salute Cardiovascolare: Attraverso la riduzione della pressione arteriosa e del volume di sangue, l'effetto diuretico dell'ananas può aiutare a ridurre il carico sul cuore e a prevenire condizioni come l'ipertensione.
  • Detossificazione: L'aumento della produzione di urina aiuta a eliminare più efficacemente le tossine accumulate e i rifiuti metabolici, promuovendo una migliore funzionalità renale e generale pulizia interna.
  • Miglioramento della Funzionalità Digestiva: La bromelina inoltre facilita la digestione delle proteine, riducendo il gonfiore e la pesantezza, spesso associati a pasti ricchi.
Considerazioni e Avvertenze

Nonostante i benefici, il consumo di ananas per il suo effetto diuretico deve essere fatto con cautela. Persone con disturbi renali, allergie all'ananas o che assumono anticoagulanti dovrebbero consultare un medico prima di aumentare significativamente il loro consumo di ananas. Inoltre, l'effetto diuretico naturale non deve essere visto come un sostituto per i farmaci diuretici prescritti in condizioni mediche specifiche.

Cosa Dice la Scienza?

Nonostante l'entusiasmo popolare, la scienza attuale non supporta l'idea che l'ananas sia un miracoloso "bruciagrassi". Non ci sono studi che dimostrano che il consumo di ananas porti a una perdita di peso significativa o a una maggiore combustione dei grassi. Tuttavia, come parte di una dieta equilibrata e un piano di esercizio fisico, l'ananas può contribuire a una dieta sana e variata.






Metti al sicuro il tuo sistema di riscaldamento: l’importanza dei collari per tubi

Ven, 04/12/2024 - 20:31


Un sistema di riscaldamento sicuro ed efficiente per la tua casa? Ovviamente è composto da diversi elementi: e se quelli su cui più si concentra l’attenzione sono i generatori di calore, altrettanta cura va messa nella scelta degli elementi di collegamento, come i collari per tubi.

Probabilmente non hai mai sentito parlare dei collari per tubi oppure ne hai una conoscenza molto generica: in effetti, quando si progetta un impianto di riscaldamento, questi elementi vengono spesso trascurati. Si tratta di un errore, perché i collari per tubi svolgono un ruolo importante nello strutturare un sistema di riscaldamento che sia sempre sicuro.

Se vuoi essere sicuro che l’impianto di riscaldamento della tua casa sia realizzato “a regola d’arte”, ti può essere utile sapere, in relazione ai collari per tubi:

  • cosa sono - quali caratteristiche hanno e perché il tuo impianto di riscaldamento ne ha bisogno;

  • qual è il collare giusto - come scegliere il modello di collare per tubi più adatto alle caratteristiche dell’impianto di riscaldamento;

  • guida all’installazione - come installare in maniera perfetta i collari per tubi nel tuo sistema di riscaldamento;

  • manutenzione e sicurezza - le operazioni da effettuare e i trucchi perché i collari per tubi del tuo riscaldamento siano sempre sicuri.

Cosa sono i collari per tubi e perché ne hai bisogno per l’impianto di riscaldamento di casa?

I collari per tubi sono delle vere e proprie fasce, normalmente di metallo, sulle quali sono saldati degli elementi fissi che servono per il bloccaggio. In questi elementi devono essere inseriti degli elementi mobili di bloccaggio (per esempio le viti o i bulloni di varie dimensioni), in modo che il collare possa “stringere” il tubo su cui è inserito e ancorarlo a un supporto fisso (come una parete interna o esterna di un edificio).

La funzione principale dei collari per tubi è proprio quella di fissare i tubi stessi a un supporto, in modo che non cadano: a livello di sicurezza, una funzione di assoluta importanza. Basta pensare alla canna fumaria: che può essere lunga anche diversi metri e correre in verticale lungo una parete all’interno o all’esterno dell’edificio. Se la canna fumaria non viene ancorata alle pareti stesse tramite una serie di collari per tubi adatti, non può rimanere nella posizione originale, ma è piuttosto soggetta a cadute o danneggiamenti, causati dallo spostamento della stessa. E quindi a un rischio per la sicurezza dell’impianto di riscaldamento e di tutta la casa.

Come scegliere i collari per tubi adatti

Ci sono diversi fattori di cui devi tenere conto nella scelta dei collari per tubi: il primo è sicuramente quello di scegliere un modello che sia progettato per i tubi di riscaldamento, non per altre funzioni. Attenzione poi alla dimensione del tubo, a cui è necessariamente collegata la dimensione del collare: sempre tenendo conto che alcuni tubi, per esempio quelli di acciaio inox, possono dilatarsi e contrarsi a seconda della temperatura. Per questo il collare scelto non deve essere eccessivamente “preciso”, ma adattarsi alle eventuali variazioni di dimensione del tubo stesso. Vedi di più sull'argomento qui.

Inoltre bisogna tenere in considerazione il peso che dovranno sopportare i collari per tubi: è necessario un modello in grado di reggere il carico complessivo della tubazione. Inoltre, nel caso i collari per tubi vadano installati all’aperto, attenzione anche al materiale: meglio scegliere un modello in materiale in grado di resistere alla corrosione.

Suggerimenti per l’installazione dei collari per tubi

Per quel che riguarda l’installazione dei collari per tubi, è importante che siano ancorati in maniera solida alla parete o al soffitto. Quindi scegliamo sempre degli elementi di installazione, come viti e bulloni, adatti alla superficie a cui il tubo viene ancorato. Dopo aver completato l’ancoraggio e l’installazione dei collari per tubi, controlla sempre che tutte le parti siano fissate in modo corretto.

Considerando la necessità di utilizzare specifici attrezzi per installare i collari per tubi, la soluzione migliore e più sicura è quella di fare effettuare l’installazione a una ditta specializzata, che si occupa anche dell’installazione della canna fumaria nel suo complesso.

Manutenzione e consigli di sicurezza per i collari per tubi

Come hai potuto vedere una corretta scelta e installazione dei collari per tubi è determinante ai fini del funzionamento sicuro del tuo impianto di sicurezza. Per questo è importante sempre garantire la giusta manutenzione a questi elementi. Se si trovano a vista, come accade quando la canna fumaria è installata all’esterno della casa, puoi verificare direttamente se ci sono danni o malfunzionamenti nei collari per tubi. Ricorda sempre di controllare che siano ancorati in maniera salda alla parete o al soffitto: nel caso sia necessario puoi sostituire gli elementi di fissaggio.

Se noti della ruggine sui collari per tubi o sugli elementi di fissaggio, meglio provvedere a una rapida sostituzione degli stessi: il rischio è che questi elementi cedano per la corrosione, con conseguente caduta dei tubi.


Lo storico Gianni Oliva presenta il suo ultimo libro al Circolo dei Lettori di Torino

Mer, 04/10/2024 - 11:40

Giovedì 11 aprile 2024 alle 18, al Circolo dei Lettori di Torino in via Bogino 9, presentazione del libro "45 milioni di antifascisti. Il voltafaccia di una nazione" (edito da Mondadori) di e con Gianni OLIVA.




L’evento vedrà, oltre all’autore, i relatori Andrea MALAGUTI direttore de La Stampa e Riccardo ROSSOTTO scrittore e storico e sarà organizzato e moderato da Giovanni FIRERA, Presidente dell’Associazione Culturale Vitaliano Brancati e Presidente ADI - Agenzia Digitale Italiana.  



Riccardo Rossotto e Andrea Malaguti




Gianni Oliva e Giovanni Firera



«In Italia sino al 25 luglio c’erano 45 milioni di fascisti; dal giorno dopo, 45 milioni di antifascisti. Ma non mi risulta che l’Italia abbia 90 milioni di abitanti»: la frase attribuita a Winston Churchill fotografa con la forza del sarcasmo la condizione di un paese che nel 1940 è entrato in guerra inneggiando all’aggressività fascista e tre anni dopo se ne è prontamente dimenticato.


Dopo la Conferenza di Pace di Parigi del 1946, tutte le responsabilità della disfatta vengono infatti attribuite esclusivamente a Mussolini, ai gerarchi e a Vittorio Emanuele III. Una volta eliminati i primi a Dongo e in piazzale Loreto ed esautorata la monarchia con il referendum del 2 giugno, l’Italia può riacquistare la sua presunta integrità politica e morale usando la Resistenza, opera di una minoranza, come alibi per assolversi dalle responsabilità del Ventennio.


Quando i perdenti salgono sul carro dei vincitori la memoria storica viene spazzata via e ha inizio una nuova stagione. Per eliminare una classe dirigente bisogna però averne un’altra a disposizione: come defascistizzare tutto e tutti se in quegli anni pressoché tutto e tutti erano stati fascisti?


La rottura con il passato si rivela così un brusco e disarmante riciclo senza pudore di uomini, di strutture e di apparati: come nel caso eclatante di Gaetano Azzariti che, da presidente del Tribunale della Razza, massimo organismo dell’aberrazione razziale, diventa vent’anni dopo presidente della Corte costituzionale, massimo organismo di garanzia della democrazia, senza che nessuno gli abbia chiesto di ritrattare, né il monarchico Badoglio, né il comunista Togliatti, né il democristiano Gronchi.


Gianni Oliva ci costringe, ancora una volta, a guardare alla storia con onestà, facendo luce su quanto i «conti non fatti sul passato» pesino ancora sul presente.






L'ingresso è libero, fino a esaurimento posti. È possibile prenotare il posto nelle prime file con la Carta Io leggo di Più: per contattare l'organizzazione si può scrivere alla mail info@circololettori.it oppure chiamare il numero 011 8904401.



ADI - Agenzia Digitale Italiana - Ufficio Stampa
email: info@agenziadigitaleitaliana.it
RiferimentI:
Giovanni Firera, Presidente tel. 3939066586
Claudio Pasqua, direttore responsabile tel. 3294592139



Che cosa aspettarsi dalla digital transformation nei prossimi mesi

Mar, 04/09/2024 - 16:07

La vita professionale e personale di ognuno di noi è stata rivoluzionata dalla cosiddetta digital transformation. Essere aggiornati rispetto alle nuove tecnologie ormai non è più solo un’esigenza di chi lavora in ambito informatico, ma una necessità che coinvolge anche le persone comuni, a cominciare dagli adolescenti. Sul fronte lavorativo, d’altro canto, restare indietro rispetto ai competitor in questo settore può esporre a rischi di non poco conto. Quali sono, allora, i fattori su cui dovrebbe puntare un’azienda sviluppo software?

L’intelligenza artificiale

Le performance delle aziende sono destinate a crescere in modo significativo anche e soprattutto grazie all’intelligenza artificiale. Essa limita la necessità di fare clic e di digitare: questo vuol dire che l’interfaccia utente è destinata a sparire. Non solo: le capacità di calcolo saranno in grado di adattarsi agli ambiti più diversi della vita quotidiana, in maniera organica e senza interruzioni. In base a uno studio di Gartner, le imprese che hanno implementato nel proprio business la IA hanno conosciuto una crescita, rispetto al 2015, del 270%. Gli sviluppatori software sono quindi chiamati a comprendere in che modo tale tecnologia può essere applicata al proprio ambito di riferimento. Per esempio, negli Stati Uniti l’aeronautica militare già da alcuni anni ha iniziato a testare l’intelligenza artificiale in qualità di copilota per i propri aerei.

Le applicazioni legate alle catene di blocchi

Si parla di app blockchain per indicare tutte quelle applicazioni software che si basano sulla tecnologia della catena di blocchi per gestire i dati – quindi, per condividerli e per archiviarli – in maniera trasparente e al tempo stesso sicura. Le app blockchain nei prossimi mesi andranno incontro a una crescente diffusione per la loro capacità di garantire vantaggi significativi in confronto alle applicazioni standard. A cominciare dai livelli di sicurezza offerti: infatti, i dati che vengono archiviati sulla blockchain non possono essere modificati da eventuali malintenzionati, essendo crittografati e distribuiti fra più computer in rete. La trasparenza è un altro punto di forza delle app blockchain: per i governi e le imprese, dunque, celare informazioni sarà molto più complicato. Le app di gaming, di identità digitale, di gestione della catena di fornitura e di finanza decentralizzata saranno quelle che nei mesi a venire conosceranno un boom grazie alla blockchain.

Che cosa cambierà con il 5G?

Di 5G a dir la verità ormai si parla da diverso tempo, ma vale la pena di puntualizzare che la velocità di questa tecnologia è destinata a incidere sullo sviluppo dei software. Il 5G viene considerato la quinta generazione della rete mobile e garantisce, rispetto al 4G, una maggiore capacità di rete, una latenza inferiore e una velocità superiore. Il 5G mette a disposizione sia la latenza che la larghezza di banda indispensabili per garantire esperienze di realtà aumentata e di realtà virtuale realistiche e coinvolgenti, da cui potrebbero scaturire applicazioni educative inedite o nuove tipologie di giochi. Lo stesso dicasi per l’Internet delle Cose e per le sue applicazioni, riguardanti le smart home e le smart city. Infine, il 5G è sinonimo di live streaming, nel senso che offre la possibilità di trasmettere in diretta video con una fluidità e una qualità ottimali.

Che cos’è la mixed reality

Non è ancora molto conosciuta, invece, la tecnologia della realtà mista, o mixed reality, nella quale elementi di realtà aumentata vengono messi insieme a elementi di realtà virtuale. Il miglioramento dell’hardware permetterà, in un prossimo futuro, alla realtà mista non solo di diffondersi, ma soprattutto di divenire una tecnologia più accessibile; non a caso i visori di mixed reality stanno diventando al tempo stesso più leggeri e più potenti, e dunque più comodi da indossare. Le app di realtà mista, inoltre, stanno diventando più divertenti e più semplici da utilizzare, grazie a software sempre migliori. Infine, vale la pena di citare la realtà estesa, o extended reality, tecnologia che comprende la realtà mista, la realtà aumentata e la realtà virtuale: come dire, tutti gli ambienti virtuali noti al momento, e più in generale tutte le interazioni tra uomo e device wereable che si possono concretizzare. Il design industriale è il settore che più di tutti gli altri si serve della realtà estesa, ma la sua crescita è inevitabile.

Dalla conversione alla modifica: le soluzioni di PDFSmart

Ven, 04/05/2024 - 09:49


Modificare, convertire, gestire un PDF: su PDFSmart è possibile fare tutto questo. Oggi scopriamo la storia di questo formato cardine. 

Al giorno d'oggi nessuna attività al computer potrebbe essere compiuta senza il formato PDF. Qualcosa che ci accompagna in diverse fasi importanti nell'utilizzo di un file: dalla visualizzazione all'invio, fino alla stampa.

Tra questi passaggi c'è anche quello di conversione: un procedimento che comporta la trasformazione da un determinato formato al PDF, appunto. In quest'ultimo caso, esistono diverse strategie con cui provvedere, come le soluzioni PDFSmart: file Word, PowerPoint o JPG che possono essere trasformati in PDF in pochi secondi. Il programma consente inoltre di editare, proteggere e firmare i documenti, che diventano così fruibili a 360°.

Il PDF è uno dei termini entrati nel linguaggio comune quando si parla di computer. Praticamente tutti sanno cosa sia e tutti ne comprendono la centralità nella vita quotidiana, ormai sempre più caratterizzata dal digitale. Con PDFSmart però la conversione non è l'unico passaggio che potrei fare con grande semplicità.

 

Perché convertire con PDFSmart?

Come abbiamo accennato poco sopra, tra le principali funzionalità di PDFSmart c'è quella di convertire in o da PDF. Due passaggi che possono essere compiuti con enorme intuitività da parte di chi intende fruire del servizio. Una sorta di gioco per bambini.

Nella sua enorme duttilità PDFSmart permette di compiere questa azione con tutti i file testuali e visuali più utilizzati sia in ambito privato che professionale. Sul sito la conversione infatti riguarda Word, PowerPoint, JPG, PNG e Excel. 

Finito qui? Non proprio. Un altro motivo per scegliere PDFSmart come punto di riferimento sta nella grande facilità con cui si possono caricare i documenti. Trascinandoli oppure aprendo una semplice finestra di caricamento tramite il tasto "Carica il file PDF" che apparirà sulla home page. Intuitivo, rapido, smart. Un vero gioco da ragazzi per tutti. Questo è PDFSmart. 

 

Le altre funzioni di PDFSmart

PDFSmart va oltre la semplice visualizzazione e conversione. È diventato uno strumento indispensabile, e fa dell'aggiornamento uno dei suoi punti cardine, per dare al fruitore un servizio sempre puntuale e rinnovato. 

Un servizio insomma che è progredito e si è evoluto. PDFSmart mette a disposizione di aziende e professionisti non solo la visualizzazione, ma aggiunge anche altre funzionalità legate al PDF. Una delle più interessanti è quella di poter modificare un documento sotto moltissimi aspetti, aggiungendo testo, immagini e persino disegni.

Si può, per esempio, dividere un file creando due documenti distinti, oppure unire due diversi documenti in un unico file. Lo strumento di compressione PDF consente persino di ridurre le dimensioni di un documento senza per questo inficiarne la qualità.

Su PDFSmart è presente anche un pacchetto di strumenti che assicura la sicurezza dei documenti: offre infatti la possibilità di proteggerne la riservatezza attraverso l'applicazione di una password e soprattutto di un sistema di crittografia avanzato. 

È doveroso menzionare almeno un ultimo strumento per comprendere a pieno la versatilità di questa piattaforma. Stiamo parlando del riconoscimento del testo, detto altresì OCR, una soluzione capace di riconoscere il testo presente nel documento ed estrarlo. 



Fonte foto: pexels

Sleep tracker: monitora il tuo sonno e migliora la tua qualità di vita

Mer, 04/03/2024 - 19:41

Dispositivi noti come Tracker del Sonno possono assumere la forma di orologi indossabili, applicazioni per smartphone o dispositivi dedicati posizionati sotto il materasso, e che raccolgono dati sulle varie fasi del sonno, i movimenti notturni, la frequenza cardiaca e persino i livelli di ossigeno nel sangue. L'obiettivo è fornire all'utente informazioni dettagliate sul suo sonno, permettendogli di adottare misure per migliorarlo.

Come funzionano i tracker del sonno

Questi dispositivi utilizzano una combinazione di accelerometri, sensori di movimento, e algoritmi per distinguere tra le varie fasi del sonno, inclusi il sonno leggero, il sonno profondo e la fase REM (Rapid Eye Movement). Alcuni modelli avanzati misurano anche la qualità della respirazione e la saturazione di ossigeno nel sangue per identificare potenziali disturbi del sonno come l'apnea notturna.

Benefici del monitoraggio del sonno

Il monitoraggio del sonno porta con sé una serie di benefici che possono avere un impatto significativo sulla qualità della vita di una persona. Tra questi, una miglior comprensione del proprio sonno si rivela fondamentale: conoscere in dettaglio la quantità e la qualità del sonno notturno permette di identificare eventuali modelli o abitudini che potrebbero interferire con un riposo ottimale. Questa consapevolezza è il primo passo per apportare modifiche positive alle proprie abitudini notturne. Inoltre, il monitoraggio può giocare un ruolo chiave nell'identificazione di disturbi del sonno, come l'apnea notturna. La rilevazione precoce di tali condizioni è cruciale, in quanto consente di cercare tempestivamente un intervento medico qualificato, migliorando così non solo la qualità del sonno ma anche quella della salute generale.

Un altro vantaggio significativo riguarda l'ottimizzazione delle routine serali. Analizzando i dati raccolti dal monitoraggio, gli individui hanno la possibilità di sperimentare con diverse abitudini serali, scoprendo quali pratiche li aiutano a riposare meglio. Che si tratti di leggere un libro prima di spegnere la luce, praticare la meditazione o evitare schermi elettronici, piccoli aggiustamenti possono fare una grande differenza nella qualità del sonno. In sintesi, il monitoraggio del sonno non solo fornisce intuizioni preziose sulla natura del riposo notturno ma offre anche l'opportunità di personalizzare le proprie routine serali per massimizzare il benessere complessivo.



Come scegliere un tracker del sonno

Quando si tratta di scegliere il dispositivo giusto per monitorare il sonno, alcuni fattori chiave vanno presi in considerazione per assicurarsi di fare la scelta migliore. La precisione del dispositivo è cruciale; è importante optare per tracker che abbiano ricevuto recensioni positive per la loro capacità di monitorare con esattezza le diverse fasi del sonno. Questo aspetto è fondamentale per ottenere un quadro chiaro della qualità del proprio riposo notturno. Un altro aspetto da non sottovalutare è il comfort: se il dispositivo è indossabile, deve essere abbastanza comodo da non disturbare il sonno. Un tracker che provoca disagio può, infatti, compromettere la qualità del riposo piuttosto che migliorarla.

La facilità d'uso gioca un ruolo importante nella scelta del dispositivo. L'app associata al tracker dovrebbe essere intuitiva, rendendo semplice per l'utente la lettura e l'interpretazione dei dati raccolti durante la notte. Un'interfaccia complicata o poco chiara può rendere frustrante l'esperienza d'uso e diminuire la probabilità che il dispositivo venga utilizzato costantemente. Infine, le caratteristiche aggiuntive possono arricchire significativamente l'esperienza complessiva. Dispositivi che offrono funzionalità extra, come le sveglie intelligenti capaci di svegliare l'utente nella fase di sonno più leggera, possono fare una grande differenza nel migliorare la qualità del risveglio e, di conseguenza, dell'intera giornata.

Scegliere il dispositivo adatto per monitorare il sonno richiede un'attenta valutazione di precisione, comfort, facilità d'uso e caratteristiche aggiuntive. Considerare attentamente questi aspetti può aiutarti a trovare un tracker del sonno che non solo monitori efficacemente il tuo riposo ma che sia anche un piacere da usare.

Migliorare la qualità del sonno è fondamentale per il benessere generale e i tracker  possono giocare un ruolo chiave in questo processo. Fornendo dati preziosi sul sonno e suggerendo miglioramenti, questi dispositivi possono aiutarti a svegliarti sentendoti più riposato e pronto ad affrontare la giornata. 

Oltre a monitorare le fasi del sonno e a fornire dati utili per comprenderne la struttura, questi dispositivi possono anche aiutare a individuare i fattori che disturbano il sonno, come il livello di rumore nell'ambiente o le variazioni di temperatura, permettendo di apportare modifiche mirate all'ambiente di riposo.

UN'ULTIMA NOTTE TRANQUILLA SU QUESTA TERRA

Lun, 04/01/2024 - 19:32

Si tratta di un libro che ha l'intensità di un diario intimo e il ritmo e la freschezza di un racconto di vita quotidiana. Nel 1942, in Ucraina, in piena guerra nazista, un pastore protestante lavora in mezzo all'orrore, obbligato anch'egli a mettere da parte la propria vita, per adattarsi alle regole della guerra.

Naturalmente "l'ingiustizia non può portare al Bene", ma occorre pensare anche a mantenere un proprio equilibrio, cercando almeno di strappare ai propri doveri una mezza giornata di sole di fine estate. Anche se non si potrà togliersi dalla testa il cimitero - sempre più grande - e l'ospedale militare, dove i pazienti non vengono chiamati per nome, ma per malattia e numero.

Poi si torna a "compiere un lavoro di importanza non trascurabile" sebbene "i cappellani militari, per Hitler, erano un impaccio inutile". Ma il dovere non può essere una strada dritta, perché ci si mette di traverso - come minimo - la coscienza. Come si può "offrire al condannato un'ultima notte tranquilla su questa terra"?

Mentre la notte comincia, il pastore si trova a dividere la stanza con un capitano. Di mattino presto quest'ultimo prenderà un aereo per unirsi alla Sesta Armata a Stalingrado. Di sicuro non tornerà più, ma ha ancora una notte per salutare la sua amata.

Così si scopre (gradualmente) che ciascuno ha - o ha avuto - una vita, una storia che vale la pena raccontare e bisogna farlo subito, prima della parola fine. Se anche fosse una sola notte, più intensa di un'intera vita, ci sarà pur sempre un avvenire "colmo di forza e di vita".

Notte inquieta

scritto da Albrecht Goes

e pubblicato da Marcos y Marcos nel 2023

Walter Caputo

P.S.: le parti virgolettate sono citazioni dal testo recensito. La foto è stata scattata da Walter Caputo. Questa recensione - in forma di videorecensione - è stata pubblicata su Tik Tok (canale #libriperdavvero) al seguente link: https://vm.tiktok.com/ZGeagA4dg/

Gestione dei domini in Italia: Registro.it

Ven, 03/29/2024 - 15:48


Un passo fondamentale per essere presenti nel panorama digitale è il dominio di un sito web, come spiegato nell'articolo di Linkjuice. Si tratta di un indirizzo unico, come "nomesito.it", che non solo identifica il sito sulla rete, ma ne rappresenta anche l'immagine e l'accesso diretto per gli utenti. 


Ma chi gestisce l'anagrafe di questi domini in Italia? In questo articolo, esploreremo in dettaglio il ruolo del Registro .it e come effettuare la procedura di registrazione del dominio.


Il Registro.it: cos’è e la sua importanza


Il Registro.it costituisce l'anagrafe dei domini Internet.it, rappresentando la targa digitale dell'Italia nel mondo online. È l'unico ente autorizzato a gestire le richieste di registrazione, modifica o cancellazione dei domini .it.


Nel dicembre del 1987, IANA (Internet Assigned Numbers Authority) ha affidato la gestione del dominio.it al Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) in virtù delle sue competenze tecniche e scientifiche avanzate nel campo, essendo tra i pionieri in Europa nell'adozione del protocollo IP. 


Da questa designazione è emerso il Registro.it, che ha sede presso l'Istituto di Informatica e Telematica del CNR a Pisa.


Le sue responsabilità principali includono:


  • assegnazione dei domini: il Registro.it verifica la disponibilità dei nomi a dominio richiesti e li assegna ai titolari dei diritti;
  • gestione del database: mantiene un registro completo e aggiornato di tutti i domini.it, che include informazioni dettagliate sui proprietari, le date di registrazione e le scadenze;
  • risoluzione dei nomi a dominio: il Registro .it traduce i nomi a dominio in indirizzi IP corrispondenti, permettendo ai browser di individuare e caricare le pagine web associate;
  • promozione del sistema.it: si impegna attivamente nella promozione e nell'adozione dei domini italiani, oltre a incoraggiare l'implementazione delle migliori pratiche per la sicurezza online.


Il Registro.it svolge un ruolo cruciale nella sicurezza, nell'affidabilità e nello sviluppo del web italiano. 


Garantisce un ambiente regolamentato per l'assegnazione dei domini, protegge i diritti dei titolari e contribuisce alla stabilità e alla credibilità del panorama digitale nazionale. 

Procedura di registrazione: cosa sapere

Affinché sia possibile procedere con la registrazione e il mantenimento di un dominio .it, è essenziale fornire al Registro.it i dati pertinenti al Registrante, i quali vengono acquisiti tramite i Registrar autorizzati. 


L'utente è chiamato a selezionare il nome a dominio desiderato e ad assicurarsi della sua disponibilità tramite apposite verifiche. 


Successivamente, vengono completate le formalità richieste, che comprendono la compilazione di moduli e la sottoscrizione di eventuali accordi contrattuali, unitamente al versamento della relativa tariffa annuale.


In aggiunta, i richiedenti sono tenuti a fornire una serie di dati personali e di contatto. 


Tutte queste informazioni sono accuratamente archiviate nel Database dei Nomi Assegnati (DBNA), costituendo un prezioso deposito di dati relativi ai nomi a dominio registrati. 


Tale database, accessibile tramite il servizio noto come "Whois", offre trasparenza e accessibilità per individuare informazioni cruciali sui domini .it.

Conclusioni

Grazie al suo ruolo di regolatore e promotore, il Registro.it contribuisce alla sicurezza, alla stabilità e all'identità digitale dell'Italia nel contesto globale. 


La sua continua attività di vigilanza e promozione assicura un ambiente affidabile e competitivo per la presenza online delle imprese e dei cittadini italiani.

Proteggi il tuo camino: una guida ai cappelli per canne fumarie

Lun, 03/25/2024 - 01:52


I cappelli per canne fumarie sono un prezioso strumento per proteggere il tuo camino dalle intemperie: inoltre sono importanti anche per il corretto funzionamento e “tiraggio” della canna fumaria e quindi del camino nel suo complesso. Infatti, grazie ai cappelli per canne fumarie - antivento, antipioggia il fumo prodotto dal camino può essere disperso nella maniera ottimale.

Quello che devi sapere è che esistono diverse tipologie di cappelli per canne fumarie: le differenze possono riguardare sia il materiale in cui sono costruiti, sia la loro funzione primaria. Quindi, se hai un camino in casa e vuoi che funzioni sempre al meglio, è importante che tu sappia:

  • cosa sono i cappelli per canne fumarie - con particolare riguardo al loro funzionamento e al materiale di costruzione;
  • come scegliere il giusto modello - tenendo conto delle caratteristiche dei diversi modelli e delle necessità del tuo camino;
  • come installare i cappelli per canne fumarie - una guida semplice, per un’installazione sicura e soprattutto efficace;
  • la manutenzione dei cappelli per canne fumarie - tutte le operazioni da effettuare per avere sempre la massima efficienza del tuo camino ed evitare i problemi più comuni.

Cosa sono i cappelli per canne fumarie e perché sono così importanti?

In concreto, i cappelli per canne fumarie sono delle coperture che vengono poste sulla sommità del comignoli: questi sono la parte terminale del camino, si trovano normalmente sui tetti e danno al camino stesso lo sbocco verso l’esterno, attraverso cui vengono dispersi i fumi prodotti durante la combustione.

Per quel che riguarda i materiali con cui vengono costruiti i cappelli per canne fumarie, quelli attualmente più utilizzati sono l’acciaio inox e il rame: ma non è difficile, soprattutto per camini più risalenti nel tempo, vedere ancora i comignoli con un cappello in pietra.

L’importanza dei cappelli per canne fumarie è data soprattutto dal fatto che, se non ci fossero, il camino sarebbe a rischio a causa della pioggia e della neve. Queste potrebbero infatti penetrare all’interno della canna fumaria, rendendola bagnata, o anche direttamente nel camino stesso, con tutte le fastidiose conseguenze che si possono immaginare.

Altra funzione pratica importante dei cappelli per canne fumarie è quella legata alla corretta dispersione dei fumi di combustione. Soprattutto in quelle zone che sono soggette a forte vento, può accadere che i fumi non si disperdano in maniera corretta, tendendo a rimanere all’interno della canna fumaria. Invece i cappelli per canne fumarie fanno in modo che questo non accada: le diverse forme dipendono anche dalla quantità di vento a cui la parte terminale del camino viene esposta.

Scegliere i cappelli per canne fumarie giusti

Hai visto che esistono diversi tipi di cappelli per canne fumarie: è importante scegliere il modello giusto, a seconda di quelle che sono le esigenze più importanti per il tuo camino. Se devi proteggere il camino e la canna fumaria semplicemente dalla pioggia, puoi puntare su un modello antipioggia. Questi modelli di cappelli per comignoli sono strutturati con una classica copertura circolare (che ricorda proprio la forma di un cappello) che va a posarsi su una base più stretta, lasciando lo spazio adatto all’uscita dei fumi ma evitando che acqua e neve possano penetrare all’interno della canna fumaria.

Nel caso invece la tua casa si trovi in una zona particolarmente ventosa, invece dovrai scegliere tra i modelli di cappelli per canne fumarie antivento. Questi modelli hanno una particolare struttura “a botte”, che ha necessariamente un diametro più ampio rispetto a quello del camino che a va a proteggere. Questa struttura impedisce alle correnti d’aria di inserirsi nella canna fumaria, impedendo l’uscita del fumo.

Se hai bisogno di ottimizzare il tiraggio della canna fumaria, puoi anche scegliere quei modelli di cappelli per canne fumarie girevoli o eolici, che non solo proteggono il camino dal vento, ma aumentano il tiraggio grazie a una calotta girevole lamellare.

I passi per installare i cappelli per canne fumarie

Per installare nel modo corretto i cappelli per canne fumarie devi prima di tutto misurare lo spessore della sommità del camino. Poi procedi a pulire la parte terminale del camino dalla fuliggine e l’area intorno al camino stesso da eventuali detriti. In ultimo utilizza viti adatte oppure chiodi lunghi per completare l’installazione del cappello: la scelta dipende dal materiale del cappello e da quello del terminale del camino, vedere qui.

Considerando che devi operare in altezza, è sempre meglio affidare l’installazione dei cappelli per canne fumarie a un professionista esperto del settore.

Manutenzione e problemi comuni dei cappelli per canne fumarie

Per quel che riguarda la manutenzione dei cappelli per canne fumarie, è importante verificare che sia sempre saldamente collegato alla parte terminale del camino e libero da ingombri. Operazioni che è possibile fare durante le operazioni periodiche di pulizia della canna fumaria.

Una manutenzione e un controllo regolare permettono di evitare i più comuni problemi dei cappelli per canne fumarie, rappresentati in particolare dalle ostruzioni degli stessi oppure dal distacco parziale o totale degli stessi.


PRIMI PASSI NELL’ARITMETICA DELL’INFINITO

Dom, 03/24/2024 - 20:14

 INTRODUZIONE

Cari insegnanti di matematica, questo mio breve lavoro è per voi. Perché siete voi che ogni giorno cercate il modo per trasmettere ai vostri studenti innanzitutto la passione per la matematica. Cari appassionati di matematica, questo mio breve scritto è anche per voi. Perché fate parte di quelli che – dall’epoca lontana della scuola - hanno mantenuto sempre viva la curiosità per le cose nuove e interessanti, soprattutto di matematica. Cari insegnanti e appassionati di matematica, vi racconterò un libro e sarò divulgativo non solo per i non addetti ai lavori, ma anche per i tecnici della matematica, perché sono convinto che la divulgazione sia la prima porta di accesso alla conoscenza, e qui tratterò di “nuova” conoscenza per molti di voi, ma anche in parte per me, sebbene siano quasi 15 anni che seguo questa specifica sezione della matematica.

In particolare vi racconterò il libro “Primi passi nell’Aritmetica dell’Infinito”, scritto da Davide Rizza e pubblicato da Bonomo nel 2023. Perché proprio questo libro? Perché è il primo a dare struttura al nuovo sistema numerale introdotto dal Prof. Yaroslav Sergeyev (che firma anche una prefazione al testo; mentre un’altra è stata scritta dal Prof. Gianluca Caterina). Sia chiaro: già 20 anni fa venne pubblicato un primo libro sul tema, scritto direttamente da Sergeyev, ma il Prof. Davide Rizza ha scritto un’opera destinata in modo specifico agli insegnanti, ed anche a chi vuol partire dal principio, per comprendere come un nuovo sistema numerale possa essere applicato in moltissime situazioni, al fine di ottenere risultati più precisi rispetto al passato, quindi risultati migliori.

E’ noto a tutti che la matematica ha bisogno di tanto tempo per essere elaborata, spiegata, diffusa, compresa, applicata e quindi utilizzata. Lo stesso vale per il sistema introdotto da Sergeyev, che ha a che fare anche con la filosofia della matematica, in quanto tocca i fondamenti di questa disciplina, unendo idealmente in un lungo ponte storico la matematica greca a quella del ‘900. Quest’ultimo è il motivo per cui questo mio lavoro rappresenta anche un’elaborazione conclusiva per il corso di Storia della Matematica - “Da Euclide alle geometrie non euclidee: viaggio nel corso dei secoli” - organizzato dall’Accademia delle Scienze di Torino, a cui ho partecipato con molto piacere e che mi ha fornito una montagna di spunti per pensare alla matematica in modo nuovo.

UN NUMERO INDETERMINATO DI CILIEGIE

Tutto comincia con una festa di compleanno, una cesta piena di ciliegie ed un branco di bambini golosi. Un genitore annota quante ciliegie consegna a ciascun bambino, ma solo se il numero è minore o uguale a 5. Se il numero è superiore, segna un simbolo (per indicare che sono troppe), ad esempio il simbolo di infinito (∞). Un secondo genitore, leggendo quelle informazioni – che potrebbero riguardare qualunque oggetto, parte di una collezione – pensa che alcuni dati sono determinati (ad esempio “Lucia: 3”), mentre altri non lo sono (“Giacomo: ∞ “). Se vogliamo essere più precisi possiamo affermare che – nel caso in oggetto – alcune informazioni sono numericamente determinate, mentre altre non lo sono. 

Questo fatto viene qui ribadito in quanto è di importanza fondamentale, soprattutto per le conseguenze – in termini di elaborazione delle informazioni – che si ottengono da input determinati o indeterminati. Quando adoperiamo un certo sistema numerale, ad esempio quello in base 10 di utilizzo comune, possiamo eseguire operazioni solo usando elementi di questo sistema, quindi calcoliamo ad esempio delle differenze fra il numero di ciliegie possedute da due bambini, per capire quante ciliegie in più un bambino ha ricevuto rispetto ad un altro. Tuttavia, se entrambi i bambini hanno ricevuto un numero indeterminato di ciliegie (∞), la differenza fra i due numerali, cioè ∞ - ∞ non ci fornisce alcuna informazione utile, poiché si tratta di un’espressione indeterminata

Lo stesso si verifica se un bambino ha ricevuto una ciliegia in più rispetto ad un altro che ha un numero indeterminato di ciliegie: il risultato finale continua ad essere indeterminato. Come possiamo coinvolgere una quantità indeterminata in un conteggio? Non è possibile, perché non è possibile contare una quantità indeterminata.

PROBLEMI DI DETERMINAZIONE

“Per evitare le difficoltà ora identificate possiamo ampliare le nostre capacità di determinazione adottando risorse numerali più ricche” scrive Davide Rizza. Se usiamo i numerali primitivi 0,1,2,3,4,5,6,7,8,9 possiamo “considerare conteggi di lunghezza finita ma arbitraria e determinare collezioni finite qualsiasi” aggiunge l’autore. Insomma non vi sono particolari problemi di conteggio per le quantità finite, anche se fossero gigantesche, ma pur sempre determinate. 

Il problema è che – ad esempio – l’insieme dei numeri interi positivi è in buona sostanza una successione senza fine. Tuttavia, se ci se pensa sopra un po’, si arriverà a capire che il vero problema non è rappresentato dalla presenza di quantità infinite, in quanto le limitazioni, le difficoltà e le indeterminazioni derivano dall’utilizzo di un certo strumento (un sistema numerale), che non è abbastanza potente o sufficientemente preciso. La stessa cosa capita quando con un comune righello cerchiamo di misurare una lunghezza molto più piccola di un millimetro; se non cambiamo strumento dovremo accettare una notevole incertezza di misura. Stiamo quindi cercando più precisione nei calcoli, in tutti i calcoli – a partire da quelli aritmetici fino a quelli più complessi (che coinvolgono successioni, serie e molte altre situazioni) – ma la possibilità di ottenere risultati determinati dipende dalle risorse numerali di cui disponiamo. 

LA COSTRUZIONE DI UN SISTEMA NUMERALE PIU’ PRECISO

Incrementiamo quindi le nostre risorse numerali aggiungendo un numerale alla collezione degli interi positivi. Si tratta di  (da pronunciare gross-one, all’inglese). Sia  che combinazioni di  con vari numeri (ad es. 2, -1) fanno parte di una collezione che definiamo N. Per implementare un sistema numerale incrementato, seguendo la metodologia elaborata da Yaroslav Sergeyev ed illustrata da Davide Rizza, occorre definire tre condizioni (e qui, ma anche prima e dopo, abbiate pazienza per la mia “approssimazione”: cerco innanzitutto di divulgare i principi e le idee poste alla base di questo nuovo sistema numerale). 

Con la condizione zero stabiliamo che  risolve il problema di determinazione degli interi positivi; con la condizione 1 definiamo che qualunque numero rappresentabile in base 10 è comunque strettamente inferiore a ; infine con la condizione 2 aggiungiamo che le proprietà formali di ordine, addizione, moltiplicazione ed elevamento a potenza valgono in N. Abbiamo così creato l’insieme dei numeri naturali estesi, definito N = {0,1,2,3,… , -1, , +1,.....}. Attenzione ad uno degli equivoci più diffusi negli ultimi 15 anni, ovvero che   sia la “fine” di un insieme o di una collezione di elementi oppure che  sia un simbolo che sostituisce l’infinito. Non è così

Per comprendere quanto affermo occorre fare qualche passo in avanti nella filosofia della matematica, ed allenarsi nella meccanica di utilizzo di questo nuovo sistema. Ad entrambe le necessità ha provveduto Davide Rizza nel suo libro presentando non solo un discorso chiaro dal principio alla fine, ma anche corredato da 61 esercizi con le relative soluzioni, in modo che che gli insegnanti abbiano materiale da proporre agli studenti, a cominciare ad esempio dalla dimostrazione delle seguenti affermazioni:

<+1; <+; 2<6.

I TRE POSTULATI DI YAROSLAV SERGEYEV

Ma su cosa si basa il sistema numerale N sopra definito? Quali sono le “colonne” filosofiche su cui si è costruito un nuovo pensiero matematico e la relativa dimostrazione? 

Secondo Sergeyev esistono oggetti infiniti ed infinitesimi, ma gli esseri umani (ed anche le macchine) sono in grado di eseguire soltanto un numero finito di operazioni: questo è il suo primo postulato. A prima vista sembra un’affermazione ovvia: tutti ci rendiamo conto che la nostra vita è finita, nel senso che abbiamo una data di scadenza, così come qualunque oggetto ha la proprietà di non durare in eterno. Eppure, in generale, quando i matematici trattano oggetti o insiemi infiniti ipotizzano che gli esseri umani siano in grado di eseguire determinate operazioni un numero infinito di volte. Purtroppo non è così, e il Prof. Sergeyev, in “Numerical point of view on Calculus for functions assuming finite, infinite, and infinitesimal values over finite, infinite, and infinitesimal domains”, scrive che, a causa delle nostre limitate capacità, “accettiamo a priori che non siamo in grado di fornire una descrizione completa di insiemi e processi infiniti”.

Inoltre, come per le altre scienze, anche per la matematica lo strumento utilizzato assume un’importanza di rilievo, in quanto influenza i risultati delle osservazioni. Fra gli strumenti utilizzati dai matematici troviamo i sistemi numerali: diventa dunque opportuno rinnovarli al fine di ottenere risultati migliori, con la consapevolezza però che, a causa della nostra finitezza (si veda il postulato n. 1) non raggiungeremo mai l’ottimo. Di conseguenza, ecco il secondo postulato: non diremo che cosa sono gli oggetti matematici che trattiamo; ci limitiamo a costruire strumenti più potenti che migliorino le nostre capacità di osservare e descrivere le proprietà degli oggetti matematici. 

Con ciò si intende mettere in rilievo tre elementi molto importanti nell’evoluzione dell’Analisi Matematica elaborata da Sergeyev: il ricercatore; l’oggetto di indagine; lo strumento di osservazione utilizzato. Si tratta, evidentemente, dell’approccio tipico della Fisica.

Il terzo postulato, ovvero che la parte è inferiore all’intero, è ragionevole: il vostro braccio (che fa parte del vostro corpo) è inferiore al vostro corpo intero; un cioccolatino è inferiore ai cioccolatini riposti nella scatola da cui è stato estratto; un esame universitario superato è inferiore alla lista completa degli esami da superare…..

Sergeyev, nell’articolo sopra citato, specifica che il principio della parte inferiore all’intero non si applica solo ai numeri finiti, ma anche agli infiniti e agli infinitesimi. Inoltre si applica a tutti gli insiemi e processi, sia finiti che infiniti. Ciò implica che un cioccolatino estratto da un scatola di 100 è inferiore ai 100 cioccolatini della scatola, il che è ovvio. Meno ovvio è prendere una manciata di cioccolatini da una scatola che ne contiene un numero infinito e chiedersi se la manciata estratta sia inferiore rispetto a tutti quelli contenuti nella scatola. Secondo il buon senso (ed anche secondo il terzo postulato) la risposta è sì: quanti cioccolatini stanno in una mano e quanto è grande il numero di quelli contenuti nella scatola? Sia la manciata che il resto della scatola sono inferiori all'intero, dunque è evidente che la manciata sarà inferiore alla scatola intera. 

Eppure secondo l’Analisi tradizionale le cose non stanno così: infinito (cioè l'intero) meno 1 fa infinito, come anche infinito meno 100 o meno 1000 fa ancora infinito. Ciò implica che, dopo aver tolto una manciata di 1, 10, 100 o 1000 (o qualunque valore finito) cioccolatini dalla scatola contenente un numero infinito di cioccolatini, quello che rimane nella scatola non è inferiore all’intero. Ne consegue che, secondo l'Analisi tradizionale, la parte è uguale all'intero. Ciò deve necessariamente indurci a pensare che questo metodo (dell’Analisi tradizionale) sia troppo approssimativo, troppo poco preciso e parecchio lontano dal buon senso, perché non riesce a registrare l'operazione di sottrazione di qualsiasi numero finito dall'intero, operazione che è facilmente osservabile.

Nell’articolo: “Un semplice modo per trattare le grandezze infinite ed infinitesime” Sergeyev ci ricorda che il suo terzo postulato – la parte è minore dell’intero – deriva dall’antica Grecia e quindi è in linea con i pensatori dell’epoca. Credete che Georg Cantor non sarebbe stato d’accordo con il terzo postulato? Secondo Cantor, “la parte di un oggetto infinito può essere grande come l’intero oggetto” scrive Sergeyev. Ma il contrasto è solo apparente. Si tratta – di nuovo – di un problema di livello di precisione. Esistono affermazioni corrette e molto precise, come esistono affermazioni altrettanto corrette, ma un po’ meno precise. 

COSA TROVATE DENTRO L’ARITMETICA DELL’INFINITO DI DAVIDE RIZZA?

Ma torniamo al libro. Cos’altro c’è di nuovo ed interessante? Un sacco di roba. Innanzitutto l’incremento del sistema numerale viene applicato - per gradi - a collezioni  via via più “fitte” di elementi, rispetto ad N. Poi quelle che fin qui abbiano denominato “determinazioni” vengono meglio definite (matematicamente) come “misure” ed applicate a molti casi, alcuni semplici ed intuitivi, altri più complessi. Viene anche dimostrato il netto incremento di determinazione e di precisione che si può ottenere applicando il nuovo sistema numerale alle successioni ed alle serie

Infine, vengono presi in considerazione diversi “paradossi”, che non sono più tali: basta applicare il nuovo sistema numerale. Questa sezione può essere anche un  modo divertente per “intrattenere” gli studenti con applicazioni molto diverse dai soliti esercizi scolastici. Peraltro, ho già detto in precedenza che gli esercizi non mancano e ci sono anche le soluzioni. Infine, la bibliografia è molto ricca: comprende 58 elementi. 

A SCUOLA IL NUOVO SISTEMA NUMERALE FUNZIONA?

Nel mio libro “Non è colpa della statistica” ho dedicato un capitolo (“L’impossibile probabilità zero: un apparente paradosso della Statistica dovuto ad una matematica imperfetta”) al tema di questo elaborato. Ho incluso anche alcune informazioni inerenti la sperimentazione svolta nelle scuole italiane. In particolar modo si è valutata l’intuizione matematica degli studenti sia prima che dopo alcuni seminari sul nuovo sistema numerale. 

Gli autori Luigi Antoniotti, Fabio Caldarola, Gianfranco d’Atri e Marco Pellegrini, nell’articolo “New approaches to basic calculus: an experimentation via numerical computation” riassumono le loro conclusioni. I risultati sono buoni e il metodo presenta una notevole utilizzabilità da parte degli studenti, nonostante abbiano avuto tempi ridotti per l’apprendimento. Il confronto tra metodo nuovo e metodo classico, visto in un’ottica pratica ha fornito loro un buon valore aggiunto (e si è notato l’interesse dei ragazzi per il “nuovo”). L’intuizione matematica funziona molto meglio nel nuovo approccio rispetto a quello tradizionale. Tutto ciò fa pensare che l’ampliamento della sperimentazione possa avere conseguenze positive in termini di apprendimento del Calcolo. 

Alla ricerca sopra esposta se n’è aggiunta un’altra, con il medesimo obiettivo, ma attuata – nei mesi di aprile e maggio 2019 – su 70 studenti di un 4° anno di un liceo scientifico di Crotone. In questo caso, fra gli elementi che hanno spinto i ricercatori ad indagare c’è anche il fatto che gli studenti – in generale – quando hanno a che fare con il Calcolo, spesso hanno difficoltà con le operazioni di conteggio. “Ad esempio, le difficoltà collegate allo studio della probabilità sono causate dalle difficoltà nel contare gli eventi” scrivono testualmente gli autori della ricerca (Francesco Ingarozza, Maria Teresa Adamo, Maria Martino, e Aldo Piscitelli) nell’articolo: “A grossone-based numerical model for computations with infinity: a case study in an italian high school”.  

Se pensiamo agli strumenti per il bricolage, se abbiamo un avvitatore facciamo meno fatica a far entrare a mano viti a legno lunghe 3 cm, ma anche fra i cacciaviti ne esistono di più precisi rispetto alla testa della vite e di meno precisi. Per fare un buon lavoro non basta la conoscenza del metodo per svolgerlo, occorrono anche strumenti adeguati. La stessa cosa succede in Matematica e gli autori della ricerca sopra citata ribadiscono che il metodo di Sergeyev risulta superiore a quello tradizionale, dal punto di visto del trattamento simbolico, della semplicità dell’algebra utilizzata e del buon risultato ottenuto solo con l’intuizione. Proprio quest’ultimo punto mi pare il più rilevante: potrei fare il confronto con un dispositivo elettronico progettato in modo da essere di così semplice utilizzo, che è possibile usarlo immediatamente senza leggere le istruzioni. 

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE E RAGIONATA

Naturalmente, se ho scritto quanto sopra riportato sul libro di Davide Rizza: “Primi passi nell’Aritmetica dell’infinito” (Bonomo Editore, 2023), è perché ve lo consiglio, sia a voi, sia ai vostri studenti. Poi, per i principali lavori di Sergeyev, potete consultare il sito yaroslavsergeyev.com  dove trovate una “list of papers” con pdf talvolta interamente scaricabili (e gratuiti). Se volete fare prima, potete consultare il sito specifico sul nuovo sistema numerale e in particolare la lista delle pubblicazioni (theinfinitycomputer.com/papers/). Qui trovate anche gli articoli citati nel mio lavoro. 

Se volete leggere gli articoli divulgativi che ho scritto su Yaroslav Sergeyev, vi basterà andare su Google e digitare Walter Caputo – Yaroslav Sergeyev – Gravità Zero (gravita-zero.org è il sito dove si trova la maggioranza degli articoli). Infine, se volete leggere un libro divulgativo di statistica, ottimo anche per gli studenti, con un capitolo sull’applicazione del nuovo sistema numerale alla probabilità, potete cercare: “Non è colpa della statistica”, scritto da Walter Caputo e pubblicato da C1V Edizioni nel 2023.

Walter Caputo 

Divulgatore specializzato in Scienze Statistiche

UMANESIMO E SCIENZA DEI FUNGHI

Lun, 02/26/2024 - 21:17

"Com'è essere un fungo?" si chiede Merlin Sheldrake. "I funghi sono ovunque, ma è facile non notarli. Sono dentro e fuori di noi. Sono fonte di sostentamento per noi e per tutto ciò da cui dipendiamo" scrive ad inizio introduzione del suo libro: "L'ordine nascosto - La vita segreta dei funghi" (Marsilio, 2023). I funghi "mangiano le rocce, generano il terreno, digeriscono le sostanze inquinanti, possono fornire nutrimento alle piante così come ucciderle, sopravvivono nello spazio, inducono allucinazioni, producono cibo e medicine, manipolano il comportamento animale e influenzano la composizione dell'atmosfera terrestre" e questo è solo un aperitivo che l'autore ci fa intravedere nell'introduzione. Poi c'è veramente un sacco di roba interessante nel suo testo, perché poi - noi - quanto ne sappiamo di funghi? Praticamente zero. 

E la scrittura di Sheldrake è effettivamente affascinante, voglio dire che non mi vengono in mente altri aggettivi. Ti incanta, nel senso letterale del termine. Comincia con l'osservazione di ciò che è nascosto, proprio come fa la scienza, e continua con la scoperta scientifica, ma anche con la relativa meraviglia. E' quest'ultimo il motivo per cui, il suo libro - di divulgazione scientifica - non ti annoia mai

In più, si tratta di un'opera corredata da immagini che hanno una tale grandezza, qualità e ricchezza di dettagli, che sono in grado di superare un video. Se ti immergi in quelle immagini, ti tuffi nel mondo dei funghi. 

"L'ordine nascosto" è la dimostrazione che si può parlare di scienza in un altro modo: con più passione, storia personale, narrazione e interdisciplinarietà. Insomma, si può catturare molto più facilmente l'attenzione del lettore con meno struttura, ma più flusso e oralità. Con questi elementi si supera il concetto di comunicazione della scienza, per approdare ad un'idea molto più importante: spingere il lettore a pensare alla scienza. E questo è proprio ciò che ti succede quando leggi il libro di Merlin Sheldrake.

Il vero protagonista del libro è il micelio dei funghi, cioè ciò che non si vede, perché sta sotto terra. Ma le sue funzioni, il suo modo di operare, la sua decentralizzazione, la sua capacità di esplorare spazi, volumi e geometrie e la sua capacità di trovare la strada sempre in modo efficiente lo rendono la "rete distribuita" per eccellenza, il modello da imitare. La partita Funghi Vs Umani finisce 1 a zero. Abbiamo perso, ma impariamo dai vincitori. E alla fine non è più una partita e nemmeno una competizione. E' diventata cooperazione, coesistenza e simbiosi. Se succede questo, significa che il nostro punto di vista - nonché pietra di paragone antropocentrica - è finalmente cambiato.

"L'ordine nascosto - La vita segreta dei funghi"

scritto da Merlin Sheldrake

e pubblicato in edizione illustrata da Marsilio Editori nel 2023


Walter Caputo

Divulgatore scientifico

Foibe, il nipo di una delle vittime: "Anpi a scuola? Come chiamare un nazista a parlare di Shoah"

Sab, 02/24/2024 - 19:39
Mauro Zmarich ha ricevuto un'onorificienza a nome dell zio Manfredi da Mattarella



(Roma). "Trovammo dei testimoni ma negli anni mio padre non volle sapere nulla, si rinchiuse nel suo silenzio come tanti istriani. Di mio zio sappiamo che probabilmente subì chissà quale violenza. Dura non sapere dove un tuo caro riposi. Legge sull'insegnamento della tragedia delle Foibe a scuola? Passo fondamentale, se non cambia qualcosa nella scuola tutto verrà disperso. Ancora adesso in alcune scuole a parlare di esodo e di Foibe ci va un partigiano dell'Anpi: è come mandare un nazista a parlare della Shoah. Non possiamo permettere che arrivi della gente a mettere in discussione di chi ha scelto di morire perché era italiano". Così Mauro Zmarich, ha ricevuto una medaglia da Mattarella al Quirinale, nipote di Manfredi Zmarich prelevato dal paese di Laurana dai partigiani jugoslavi di Tito durante l'eccidio delle Foibe il cui corpo non fu mai più ritrovato. (Marco Vesperini/alanews) --- Trascrizione generata automaticamente --- Questa è la seconda casa mia da mio padre 15 anni fa finché non ho avuto la mia non ho capito l'importanza Io sono arrivato impegnato nel far memoria nel controllo della mia famiglia la storia di Manfredi che ha 30 anni dal paese di Laureana fu prelevato da incarcerato Subì chissà quale violenza perché negli anni ho trovato anche un testimone che è sopravvissuto mi ha raccontato era con lui un testo muori E durante gli interrogatori a calci e pugni dalla polizia Titina di lui sto cercando di ricostruire un po' la storia perché mio padre gli anni vuole sapere nulla due volte e di occasione perché accompagnato mio padre su a lavorare spesso anche quando Era molto anziano hai per due volte fumo avvicinati da delle persone del paese che sapevano però mio padre non vuole assolutamente sapere niente come tantissimi 6 anni si è chiusa nel suo silenzio non voglio sapere nulla Adesso sto cercando di ricostruire un po' la storia di Manfredi perché è veramente molto molto dura non sapere un tuo caro tuo parente riposa non è in terra consacrata io gli chiamo non sono infoibati questi sono i sepolti è ancora peggio ancora molto molto difficile che una persona parli è difficile difficile si chiudono anche loro sembra quasi si dicono ancora nella vecchia Jugoslavia Io ho avuto delle confidenze da uno ma non sono riuscito né a portarli in un bar in un ristorante parlare a gennaio sulla panchina del Porto per sembra ancora che ci sia questo Gigi l'aria dello Snap in questo paese lo portarono di là a vent'anni si salvò 22-23 anni sennò faceva la stessa fine rimase la vecchia mamma da sola perché il papà era morto di malattia il nonno con 4 zie quattro donne si pensi che andavano o di notte a dormire fuori di casa da amici fidati perché non si fidava di venerdì e avrebbero fatto la stessa Fede anche nell'interno le campagne le campagne c'era Chiaramente la componente dai la multa elevata Ma le città le cittadine dell'interno sono sul colate di italiane se se lasciavano tutto anche a lei ci sono paesi bellissimi che io ogni tanto visito e ti prendo una colonia pazzesca perché sono ancora adesso sono vuoti strutture fatiscenti non è veramente è stata una tragedia grandissima grandissima e ancora adesso girando per l'istria vedi percepisci Ecco la la la dimensione della legge che è stata votata ieri la camera assoluto nella discussione al Senato sul insegnamento comunque racconto la storia Fabio anche lì al Nazionale scuole direi che c'è un passo fondamentale che non cambia qualcosa nella scuola tutta la nostra energia tutto quello che mi mettiamo viene disperso e soprattutto i libri di storia devo cambiare ancora adesso in scuole a fare memoria a parlare di Esodo di Foibe e della tragedia Adriatica ci va i Partigiani dell'anpi io lo devo dire perché sembra una stupidaggine sempre però avviene Questo è come mandare nelle scuole una ditta parla della sua stessa identica cosa e pure la memoria in certe i luoghi in Certe regioni e Manu ancora ancora a questa gente qua da noi è lasciato in mano agli esuli che invita e ha voglia di parlarlo figli degli esodi che si mettono in gioco come me per parlare noi sappiamo cosa è successo noi sappiamo perché abbiamo vissuto in casa abbiamo vissuto sulla pelle dei nostri padri questi grandi silenzi queste cose credo che questo sia un dovere per noi Io lo faccio ma sì anche una cosa giusta e corretta Ecco che la memoria si è raccontata da noi tutte le nostre storie e microstorie e ce ne sono tantissime varie testimonianze Sono tantissimi i libri che vengono scritti sono tantissimi e quindi non possiamo permettere che ci sia della gente che a discutere quello che è successo a 70-80 anni fa ormai ci mettono in discussione veramente delle cose che Storia d'Italia e di questi i

Chi era Norma Cossetto? Libri per ricordare, le foibe e le responsabilità degli italiani

Sab, 02/24/2024 - 15:16
Sempre "grazie" ai vandali che hanno danneggiato a Bussoleno (TO) una delle panchine recentemente inaugurata a Norma Cossetto, vittima dei partigiani di Tito nel 1943 in Istria,  continuiamo il nostro racconto su questo tragico periodo della storia che continuerà per tutto il 2024. Chi era Norma Cossetto, uccisa dai partigiani del dittatore Tito.


Chi ha paura di ammettere la verità? E quindi di accettare le nefandezze che sono state commesse da chi la guerra - l'Italia e gli italiani- l'ha comunque persa? E si perché  gli italiani si sono costruiti un alibi: l'alibi della resistenza [45 milioni di antifascisti, il voltafaccia di una nazione che non ha fatto i conti con il ventennio. Di GIANNI OLIVA]





FOIBE ROSSE: VITA DI NORMA COSSETTO UCCISA IN ISTRIA NEL '43di Frediano Sessi
Norma Cossetto venne gettata ancora viva nella foiba di Villa Surani nella notte tra il 4 e il 5 ottobre del 1943. Aveva ventitré anni ed era iscritta al quarto anno di lettere e filosofia, all'Università di Padova. I suoi assassini, partigiani di Tito, che dopo il crollo del regime fascista tentano di prendere il potere in Istria non hanno pietà della sua giovinezza e innocenza e, prima di ucciderla, la violentano brutalmente. L'assassinio di Norma Cossetto e di tutti quegli uomini e quelle donne che furono infoibati o morirono a causa delle torture subite, annegati in mare per mano dei "titini" mostra verso quale orizzonte ci si dirige "quando si ritiene che la verità della vita è lotta, e che non tutti gli esseri umani sono provvisti della medesima dignità".  




NORMA COSSETTO - ROSA D'ITALIA a cura del Comitato 10 Febbraio 

Norma Cossetto, violentata e infoibata a ventitré anni per la sola colpa d’essere italiana, è il simbolo della tragedia dell’italianità dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia.

La sua sembrerebbe solo una storia di violenza come tante avvenute durante la seconda guerra mondiale eppure, dopo oltre settant’anni, sono molte le città che le dedicano strade, giardini e targhe e parlano di lei un film, un fumetto e almeno uno spettacolo teatrale.

Questo libro, tra storia, racconti, testimonianze inedite ed emozioni, raccoglie le voci di chi la porta nel cuore e che, nel suo nome, prova a riattaccare al grande libro della storia d’Italia le pagine strappate con le vicende degli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia infoibati o costretti, per rimanere italiani, al’esodo.

Il Comitato 10 Febbraio è una delle più importanti associazioni fra quelle che si occupano del Ricordo dell’italianità del Confine Orientale. Organizza centinaia di iniziative ogni anno e ha contribuito alla realizzazione di mostre, video documentari e programmi televisivi.

Soprattutto ha scritto e promosso la mozione grazie alla quale varie decine di città hanno intitolato un luogo pubblico a Norma Cossetto e ai martiri delle foibe.





Presentazione del libro "Norma Cossetto. Rosa d'Italia", casa editrice Eclettica Edizioni, in collaborazione con il Comune di Spilimbergo, il Comitato 10 Febbraio e il Comitato Familiari Vittime giuliane istrianefiumane e dalmate. Presentazione a cura di Emanuele Merlino, presidente Comitato 10 febbraio. www.comune.pordenone.it/ricordo
 


HO INCONTRATO NORMA: IL MIO PERCORSO VERSO NORMA COSSETTO
Di Alberto Bolzoni





Norma Cossetto, una vita spezzata a 23 anni dalla barbarie di un branco di esseri ignobili. “Ho incontrato Norma” ripercorre gli ultimi anni della sua vita, proponendone una conoscenza più profonda per scoprire e descrivere la bella persona che è stata.La sua voglia di vivere e le sue sane ambizioni si sono infrante definitivamente nella notte fra il 4 ed il 5 ottobre del 1943 quando, dopo giorni di reiterate violenze e torture, è stata gettata viva in una foiba istriana dai partigiani titini. Il suo ricordo, a distanza di 78 anni dalla sua morte e dopo anni di silenzi, deve rimanere nella memoria di tutti. Il libro è dedicato a tutte le donne che nella loro vita sono state costrette a subire abusi e violenze.

La storia di Norma Cossetto in fumetti Foiba Rossa: Norma Cossetto, storia di un'italiana  di Emanuele Merlino (Autore), Beniamino Delvecchio (Autore) 



L’estate del 1943 cambia la storia dei confini orientali d’Italia e dell’Istria. La firma dell’armistizio dell’8 settembre sancisce, di fatto, la resa improvvisa e incondizionata. L’esercito italiano si sfalda e il controllo del territorio, soprattutto nelle zone di confine, non viene esercitato più da nessuno. In questa situazione, l’opposizione armata al fascismo e al nazismo, molto accanita in Jugoslavia, si espande in tutta l’Istria. Giuseppe Cossetto, dirigente locale istriano, diviene un obiettivo dei partigiani comunisti slavi. I titini lo cercano ma, non trovandolo, si accaniscono contro la sua famiglia. Prelevano Norma, la figlia di appena 23 anni, studentessa universitaria. Norma è condotta nella caserma di Visignano. Le viene proposto di entrare nel Movimento Popolare di Liberazione. Lei rifiuta in maniera ferma, assoluta. Tornata a casa, viene nuovamente prelevata e condotta al comando partigiano. Norma e altri prigionieri vengono trasferiti da Parenzo alla scuola di Antignana. Comincia l’inferno. Le donne vengono tutte violentate e in particolare Norma, tenuta da parte e legata ad un tavolo, viene seviziata e violentata ripetutamente da 17 aguzzini. La notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943 viene gettata, ancora viva, nella foiba di Villa Surani.




1957. UN ALPINO ALLA SCOPERTA DELLE FOIBE Mario Maffi




Cinquant’anni dopo, i ricordi della ”missione segreta” emergono dalla memoria di Mario Maffi e si trasformano in racconto scritto, inseriti in una rapida rivisitazione autobiografica a tutto campo.

“Scendere” in una foiba è come scendere nella storia, cogliendola in uno dei suoi momenti più spietati: i crani mescolati alla ruggine di una bicicletta, le ossa sparse tra cocci di vetro e pagliericci, sono una visione infernale. Per metà tomba e per metà discarica, la foiba rappresenta il rovesciamento dei valori, l’umiliazione dei corpi morti che si aggiunge alla ferocia sui vivi. È una pagina in più che ci restituisce i contorni di una tragedia lontana, attorno alla quale c’è ancora tanto da studiare e da scoprire: una pagina che porta anche noi lettori al fondo della “foiba”, con la suggestione inquietante di un buio carico di significati e di simboli.
(dalla Prefazione di Gianni Oliva)

Mario Maffi, (Cuneo 1933-2017) fu un ufficiale esperto di mine ed esplosivi, speleologo e fotografo, venne convocato nel 1957 dal ministero della Difesa per una missione segreta che lo portò a diventare inconsapevole testimone di una delle più atroci pagine del secondo dopoguerra: le foibe. Tale esperienza rimase per 50 anni solo nella sua memoria perché coperta dal segreto militare. Fu autore di studi storico militari fra cui L’onore di Bassignano - il maggiore piemontese che non volle fucilare gli alpini del Val d’Adige (Gaspari 2010).







"Grazie" ai vandali si torna a parlare di Foibe a Bussoleno: chi è Norma Cossetto e perché una panchina a lei dedicata

Gio, 02/22/2024 - 19:18

"Si sarebbe tornato a parlare di Foibe soltanto il prossimo 10 febbraio, grazie a quanto accaduto il tema è invece tornato di attualità in paese": è la sconsiderazione del sindaco di Bussoleno Gabriella Zoggia. E invece anche oggi, 22 gennaio, si può tornare a parlarne. Tanto che "grazie" ai vandali la panchina è ora finita su La Stampa nazionale, e tutti possono conoscere la vicenda della giovane italiana torturata dalle milizie partigiane slave. 



E sì perché se c'è un risvolto positivo in questa triste vicende è che i vandali in questo caso hanno fatto un grosso favore a Bussoleno, tanto da fare da cassa di risonanza e finire su La Stampa: se si voleva nascondere un simbolo delle foibe e dei crimini e delle responsabilità dei partigiani del dittatore Tito durante la fine della seconda guerra mondiale, come si sa, in questi casi, l'episodio virale crea un fenomeno a catena. E ha riacceso il dibattito sulle Foibe e sulle responsabilità. 

La panchina dedicata a Norma Cossetto, 23 enne vittima dei partigiani di Tito


Norma Cossetto è morta nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943. Fu vittima dei partigiani di Josip Broz Tito, torturata, violentata e gettata in una foiba, diventando un simbolo delle sofferenze subite da molti italiani in Istria e Venezia Giulia durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Il recente atto di vandalismo sulla panchina commemorativa dedicata a Norma Cossetto a Bussoleno, avvenuto pochi giorni dopo la sua inaugurazione, ha riacceso l'interesse e il dibattito intorno alla tragedia delle Foibe e alla figura di Norma Cossetto, simbolo delle sofferenze patite da migliaia di italiani tra il 1943 e anche ben dopo il 1945. Come riportano molti giornali d'epoca 



Questo gesto deplorevole dimostra come la memoria delle vittime delle Foibe, nonostante gli sforzi di commemorazione e sensibilizzazione, continui ad affrontare ostacoli, tra cui il negazionismo e l'indifferenza. 

Norma Cossetto, studentessa universitaria istriana, fu torturata, violentata e gettata in una foiba dai partigiani di Josip Broz Tito nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943, diventando emblematica delle angosce e delle sofferenze vissute dalle donne dell'Istria e della Venezia Giulia in quegli anni. 

Nella foto: Norma Cossetto, medaglia d'oro al valore civile della Repubblica italiana 

Le vittime delle foibe, legate tra loro con fili di ferro ai polsi e fucilate prima di essere gettate nelle cavità carsiche, rappresentano un capitolo doloroso e complesso della storia italiana, a lungo trascurato o ignorato​​​​. 

L'Italia commemora ogni anno il 10 febbraio il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 per onorare le migliaia di vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. Questa ricorrenza aiuta a ribadire il valore della pace e l'importanza della memoria storica. 

Tuttavia, eventi come il vandalismo della panchina dimostrano che la battaglia contro l'ignoranza e l'insensibilità, nonché il compito di preservare la verità storica e onorare la memoria delle vittime, sono ancora attuali e necessari. 

Il sindaco di Bussoleno, Antonella Zoggia, ha evidenziato come il silenzio, il negazionismo e l'indifferenza siano ostacoli ancora da superare nell'affrontare questa tragedia nazionale. La decisione di dedicare una panchina a Norma Cossetto, oltre a quella già esistente dedicata alla Violenza di Genere, rappresenta un simbolo di pace e armonia del ricordo, nonché un invito alla comunità ad attivarsi nella conservazione della memoria e nella promozione della conoscenza​​. 

Questo episodio sottolinea l'importanza di continuare a parlare delle Foibe e di affrontare con coraggio e determinazione ogni forma di negazionismo o minimizzazione delle tragedie storiche, al fine di costruire un futuro fondato sul rispetto, sulla conoscenza e sul riconoscimento di tutte le vittime delle violenze politiche e ideologiche del XX secolo.


LE FALLACIE DI ANPI SEZIONE FORESTO, BUSSOLENO E CHIANOCCO SULLA GIORNATA DEL RICORDO



DA LUNA NUOVA DEL 20 FEBBRAIO 2024 (BISETTIMANALE DI INFORMAZIONE LOCALE FONDATO NEL MARZO DEL 1980 CON SEDE AD AVIGLIANA) 



PER APPROFONDIRE  

ATTI VANDALICI 


LIBRI PER APPROFONDIRE VIDEO 
TESTIMONIANZE

PER APPROFONDIMENTI SUI MASSACRI DELLE FOIBE E SU QUELLO CHE È ACCADUTO TI RIPROPONIAMO UTILI PER TEMI, TESINE E RICERCHE SUL SITO STUDENTI.IT:



La differenza tra viti autofilettanti e quelle comuni

Sab, 02/17/2024 - 12:42

Ormai esistono talmente tanti tipi di viti diverse che non è affatto semplice scegliere quella più adatta al proprio progetto. Tra forma della testa e dell’impronta, lunghezza, materiale e altre caratteristiche, c’è davvero da perderci la testa!

In generale, le viti possono essere divise in due grandi categorie: le viti autofilettanti e quelle tradizionali. Conoscere la differenza tra questi due modelli di elemento di fissaggio può essere utile per non incappare in spiacevoli imprevisti durante il lavoro.

Nell’articolo di oggi abbiamo pensato di spiegare la differenza tra le viti autofilettanti e quelle tradizionali. Sebbene siano usate per applicazioni simili, infatti, non sono affatto la stessa cosa. Saperle riconoscere è importante per non ritrovarsi con un sacco di viti non adatte al proprio progetto.





Cosa sono le viti autofilettanti

Come ci suggerisce il nome stesso, le viti autofilettanti sono un particolare elemento di fissaggio in grado di bucare la superficie e di creare un foro filettato all’interno del materiale dove poi andrà a incastrarsi. Disponibili in diversi materiali, modelli e lunghezze, le viti autofilettanti sono caratterizzate da una punta molto affilata e resistente e da una filettatura affilata che va dalla punta a sotto la testa della vite.

Le viti autofilettanti sono quindi in grado di creare un foro filettato all’interno del materiale in cui si serrano. Ciò rappresenta un grande vantaggio in molti settori dato che permette all’utente di risparmiare tempo e fatica. Per installare queste viti è sufficiente posizionarle e avvitare con un cacciavite, oppure con un avvitatore elettrico; saranno loro a penetrare nella superficie e a fissarsi nel materiale.

Ma come è possibile? Questa caratteristica è dovuta alla speciale filettatura che, durante la rotazione dell’elemento di fissaggio, è in grado di agire come la punta di un trapano: quando vengono ruotate e premute, le viti autofilettanti riescono a spezzare, spostare e rimuovere il materiale, creando così il proprio foro filettato. 

Viti del genere sono ideali per lavorare a progetti che prevedono l’uso di materiali morbidi come il legno, la plastica e la lamiera. Vengono usate per i mobili, per la struttura delle case in legno, per fissare dispositivi ed elettrodomestici e molto altro ancora. Per applicazioni esterne, è meglio usare viti in acciaio inossidabile o zincate, in grado di resistere alla corrosione e all’ossidazione. Nei mobili, invece, vengono solitamente scelte elementi di fissaggio in ottone o rame che sono più belli da vedere.


Le viti tradizionali

Al contrario delle viti autofilettanti, le viti tradizionali non sono in grado di produrre il proprio foro e la propria filettatura. Di conseguenza, per essere installate, hanno bisogno di essere inserite in un foro già presente e provvisto di filettatura: il cosiddetto “foro guida”. In alcuni casi, come quando si assemblano pezzi di strutture prefabbricate, i fori sono già presenti. In altri casi, questi fori devono essere creati dall’utente usando un trapano a cui è stata agganciata la punta specifica per praticare un foro filettato.

Come nel caso precedente, le viti comuni possono essere di materiali diversi e presentare varie teste e lunghezze. A differenza delle vite autofilettanti, però, quelle classiche possono avere una punta piatta.

Lavorare con le viti tradizionali richiede più tempo e può essere più rischioso. Prima di tutto, è necessario avere la capacità di praticare fori con il trapano, processo non sempre semplice e che richiede tempo. Poi, se installate senza foro guida, le viti tradizionali possono causare danni al materiale o alla superficie su cui vengono inserite. Quando si inserisce la vite tradizionale in un pezzo o in una superficie di legno, potrebbe rompersi o scheggiarsi e anche la vite stessa potrebbe subire dei danni.


Le fallace di ANPI sezione Foresto, Chianocco e Bussoleno sulla Giornata del Ricordo

Dom, 02/11/2024 - 11:18
Nessuno toglie l'importanza della lotta partigiana, tuttavia alcune affermazioni e prese di posizione di componenti e simpatizzanti delle sezioni ANPI del territorio non fanno che danneggiare la stessa associazione, la memoria dei combattenti e dei i loro associati

Tutto parte dalla celebrazione della giornata del ricordo con una panchina, dedicata alla figura di Norma Cossetto, fortemente voluta dal Sindaco Antonella Zoggia e da gran parte dei cittadini di Bussoleno, tra cui anche molte associazioni di esuli Istriani e Dalmati. 
La panchina viene imbrattata pochi giorni dopo, e la sezione ANPI Foresto Chianocco e Bussoleno sulla Giornata del Ricordo, invece di stigamtizzare il gesto, getta acqua sul fuoco con affermazioni quanto meno discutibili e antistorice. Pochi giorni prima, proprio in occasione della inaugurazione della panchina fa partire una campagna sulla sua pagina Facebook di tesseramento. Ma arriviamoci per gradi. 

Norma Cossetto e il contesto politico 

Norma Cossetto è considerata una delle vittime delle violenze nel contesto delle foibe. La sua associazione con i GUF e il contesto familiare possono indicare un'adesione ideologica al fascismo, ma la sua morte viene vista da molti come un tragico esempio delle brutalità della guerra e delle rappresaglie politiche. La narrazione storica su figure come Norma Cossetto può variare ampiamente a seconda delle interpretazioni e delle prospettive, ma è essenziale rispettare la complessità delle loro storie personali e del contesto storico in cui vissero
Gli errori storici nelle pagine dell'ANPI sez Foresto Chianocco e Bussoleno sulla Giornata del Ricordo 

Questi argomenti sono complessi e richiedono un'analisi attenta per evitare semplificazioni e per comprendere pienamente il contesto storico e le diverse prospettive. Inizieremo con analizzare con fonti affidabili dimostrando come le affermazioni fatte nella giornata della memoria da questa sezione Anpi siano errate e discutibili. 
Analizziamo dunque le affermazioni ANPI D'ora in poi per ANPI indicheremo la sezione di Foresto Chianocco e Bussolen

"Norma Cossetto fu arrestata e uccisa dai partigiani, non perché italiana ma perché nota fascista, e impegnata personalmente nei Gruppi Universitari Fascisti (GUF). A lei è stato dedicato il film Rosso d'Istria, un opera revisionista che si basa su presunte testimonianze d'epoca" [ANPI] 
FALSO
Churchull diceva «Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti…».
Questa nota valutazione di Winston Churchill è certamente utile per comprendere il clima politico e sociale nell’Italia del novecento: vent’anni prima, al 1925. Erano anni, in cui la maggioranza degli italiani iniziava ad essere fascista, come ricordava Churchill.
Norma Cossetto era certamente simpatizzante fascista, ma ragazze come lei in luoghi diversi ebbero un futuro e una vita, e modo di ricredersi. Erano fascisti o simpatizzanti allora milioni di cittadini inermi, famiglie con prole, allettati dai vantaggi che offriva la tessera. Tutto ciò non giustifica il suo arresto, le sevizie, torturata e stuprata e, ancora viva e agonizzante, il fatto che venisse gettata in una fossa profonda: una foiba.  In quei territori, poi, le violenze, anche sessuali, sarebbero state maggiormente praticate dagli italiani che dagli jugoslavi.
Gianni Oliva è uno storico ben noto, che analizzando i fatti ha spiegato più volte (e anche durante l'incontro a Bussoleno il giorno 7 febbraio 2024: “Tra il maggio e il giugno di 79 anni fa  migliaia di italiani della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia vennero uccisi dall’esercito del maresciallo Tito, gettati nelle foibe, in una strategia mirata a colpire chiunque si opponesse all’annessione delle terre contese alla “nuova” Jugoslavia, caddero collaborazionisti e repubblichini, membri del Cln, partigiani, comunisti, e soprattutto tanti cittadini comuni”.

Un intellettuale antifascista di Grado, Biagio Marin, rappresentante del Partito liberale nel Cln, affermò quanto segue sul comportamento dei partigiani:
«I fascisti più noti non vennero molestati e se arrestati furono rilasciati mentre invece tutti i possibili poli di aggregazione antifascista ma di sentimenti italiani o autonomisti (come a Fiume) furono decapitati in modo così rapido e capillare da escludere ogni possibile casualità».

Il professor Elio Apih, nella sua opera Trieste. La storia politica e sociale, riporta un brano proveniente dal documento FO 371/48953, r. 1085. Si tratta di un documento ufficiale inglese, che fu raccolto dal Servizio Segreto inglese nell’immediato dopoguerra e poi trasmesso al Ministero degli Esteri:

«È stato stabilito, al di là ogni dubbio, che durante l’occupazione jugoslava di Trieste e del territorio, molte migliaia di persone sono state gettate nelle foibe locali. A Trieste tutti i membri della Questura, della Pubblica Sicurezza, della Guardia di Finanza, dei Carabinieri, della Guardia Civica e combattenti patrioti del CLN che sono stati presi dagli jugoslavi, sono stati arrestati e gettati nelle foibe».

Sarebbe superfluo ricordare lo sterminio dei partigiani della brigata Osoppo, cattolici, azionisti e monarchici, avvenuto a Porzus nel Friuli già nel febbraio del 1945 per mano di partigiani comunisti.

I titini s’accanirono con maggior determinazione contro gli antifascisti italiani, piuttosto che contro noti esponenti fascisti, poiché gli jugoslavi intendevano spacciare l’idea del carattere fascista di tutti gli italiani, per precise finalità politiche legate alle conferenze di pace: gli antifascisti italiani della Venezia Giulia, Fiume, Dalmazia andavano quindi fisicamente distrutti.  [cit]



"Le istituzioni italiane  riconoscono circa 10 000 vittime delle foibe mentre ricerche storiche documentano che, dopo il 1945, sono scomparse circa 4000 persone (tra realmente infoibate e dispersi per altri motivi)  Di queste 4000 erano di nazionalità italiana ed erano per lo più soldati e collaborazionisti del regime fascita" [ANPI]
FALSO 
Sul fatto che chi finisse nelle foibe erano anche antifasisti, combattenti patrioti del CLN, ma anche parroci, donne e bambini non ci ripeteremo (lo abbiamo ampiamente spiegato prima). Anche i numeri forniti da ANPI sono in ribasso, con un voler come distorcere la storia per minimizzare questi episodi che furono compiuti nei confronti soprattutto degli inermi, o cittadini che erano contro l'annessione delle terre alla Jugoslavia
Le fonti fanno salire il numero di infoibati a 11 000 (Guido Rumici, Infoibati (1943-1945). Mursia, 2002. Ma probabilmente anche molti di più. Perché migliaia di corpi non furono mai trovati a causa della conformazione carsica della zona: nelle foibe passavano corsi d'acqua che in pochi anni distrussero i corpi delle vittime dei comunisti titini e italiani. Di molti di loro non se ne seppe mai nulla. 
Per approfondire

Le prime vittime delle foibe furono gli antifascisti   


Attenzione ai falsi storiciSul sito dell'ANPI si vede poi un QrCode che riporta a un articolo quanto mai discutibile e che fa riferimento a un collettivo che fa capo a un gruppo di scrittori che nascondendosi sotto l’anonimato del nome di un matematico del ‘900 (Bourbaki o a volte Nicoletta Bourbaki) in realtà fa parte di uno dei tanti gruppi di estrema sinistra che utilizzano la Giornata del Ricordo manipolando la storia e usandola come propaganda, e che abbiamo dovuto bloccare sui social anni fa.

Sono autori e simpatizzanti ideologicamente contro tutti coloro, profughi Istriani e Dalmati, cittadini comuni, ma anche professori universitari e storici (che per loro sono falsi storici), voci di wikipedia ecc che non coincidono con le loro opinioni.

Si riuniscono in gruppo nel 2012 su Giap, il blog di Wu Ming. Si definiscono e incensano come “ricercatori” ma vivono sempre sotto anonimato e non ammettono il confronto civile.

Per approfondire: qui riproporremo le tesi discutibili di alcuni dei presunti "storici" citati dal gruppo "Nicoletta Bourbaki": 




STATISTICA E PROBABILITA': PUNTATA 9 DI "N"

Mer, 02/07/2024 - 11:25

Buongiorno a tutti e ben trovati su questa pagina, in cui prosegue la serie "Statistica e Probabilità", cominciata il 27 giugno 2023 e giunta - in data 23 agosto 2023 - all'ottava puntata. Proprio in quella puntata (ma, come vi ricordo sempre, non perdetevi tutte le puntate precedenti 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7   ) avevamo affrontato un tema di interesse generale e ci eravamo lasciati con un quesito irrisolto: "Ma cosa significa che, fra i casi di cancro dovuti ai fattori di rischio (circa la metà del totale), una gran percentuale è attribuibile al fumo, all'alcol, all'obesità e via dicendo?". Rispondiamo subito, in quanto ci aiuta Luigi Fabbris con il suo "Statistica multivariata" (McGraw-Hill, 1997): parliamo di un unico effetto (il cancro), ma di tante variabili che potrebbero costituire altrettante cause.

Ma facciamo un passo indietro: che cos'è il rischio, ad esempio, di sviluppare un cancro? Così risponde Fabbris: "Rischio è il nome che si dà alla probabilità che accada un determinato evento indesiderato, per esempio, l'insorgere di una malattia, il fallimento di una ditta, il cadere nello stato di indigenza. L'analisi dei rischi è la ricerca delle determinanti del fenomeno indesiderato nell'ottica dell'analisi della dipendenza. L'analisi dei rischi comporta la definizione dei fattori di rischio, ossia delle variabili che spiegano empiricamente il fenomeno a rischio".

Quando le variabili che spiegano sono parecchie e sono combinate fra loro, si verifica un'interazione fra variabili. Tale interazione si manifesta come sinergia, "quando l'esposizione congiunta a due o più fattori dà valori medi della variabile dipendente superiori a quelli della somma dei fattori singolarmente considerati, o antagonismo, quando l'esposizione dà valori inferiori alla somma".

Nel libro: "Non è colpa della statistica - Come leggere correttamente le notizie basate sui dati" (C1V Edizioni, 2023) ho spiegato diverse misure del rischio, dette misure di dispersione, come il campo di variazione, lo scarto quadratico medio e la varianza. Tutto ciò per dire che esistono metodi per quantificare il rischio, ma non servono a nulla se poi chi deve agire quando è necessario non fa nulla, ignorando le proprie responsabilità. Naturalmente possono anche verificarsi eventi totalmente fuori dal nostro controllo, oppure eventi che non si erano mai verificati prima o anche eventi che classificavamo (a priori) come rarissimi.

Conoscete il famoso "Diabolik"? E' un personaggio dei fumetti creato nel 1962 da Angela e Luciana Giussani, di cui io - in gioventù - ho letto parecchie storie. Ora ho letto: "Diabolik - La lunga notte", romanzo di Andrea Carlo Cappi, pubblicato da Sonzogno nel 2002. In questo romanzo, come anche in molti precedenti fumetti, è evidente un fatto: per quanto Diabolik sia assolutamente preciso e rigoroso nello studio e nella pianificazione di ogni suo furto, giungendo ad applicare ogni strategia, tecnica e dispositivo scientifico per avere successo, talvolta fallisce. E fallisce perché si verifica qualcosa che lui non aveva previsto, ma che - di fatto - non era prevedibile. Ad esempio il fatto che pochi minuti prima di lui, un altro ladro sia giunto a svaligiare quella cassaforte, che era il suo obiettivo, e non c'è niente da fare, perché già si sentono in lontananza le sirene della polizia, ed occorre subito "inventare" una fuga perché ormai il piano è fallito.

Walter Caputo

Divulgatore specializzato in Scienze Statistiche

Autore del libro "Non è colpa della statistica" (C1V Edizioni, 2023)




LA STORIA D'AMERICA E' UNA STORIA DI POLVERE E OSSA

Lun, 01/22/2024 - 17:20

 "In fondo la paleontologia serve anche a questo: a ricordarci che cosa ci siamo persi" scrive Gabriele Ferrari in "Polvere e ossa - Edward Drinker Cope e Othniel Charles Marsh, due paleontologi a caccia di dinosauri nel Far West", pubblicato da Codice Edizioni nel 2023. D'altronde non è facile farsi un'idea del passato remotissimo del nostro pianeta, tuttavia Ferrari utilizza diversi registri linguistici per darci una mano, e ci riesce molto bene, ad esempio con frasi come questa: "Le foreste pluviali in particolare arrivavano fino al 45° parallelo: per intenderci, 50 milioni di anni fa all'altezza di Piacenza cresceva una fitta foresta tropicale". Studiando i grandi cambiamenti del passato possiamo quindi capire anche quelli attuali e futuri. A tal proposito Ferrari scrive: "Il PETM (Paleocene - Eocene Thermal Maximum, Massimo Termico del Paleocene - Eocene) fu il più rapido caso di riscaldamento globale conosciuto nella storia del pianeta (o almeno fino a quando la nostra specie ha cominciato a bruciare qualsiasi cosa le capitasse a tiro): nel giro di 100.000 anni, le temperature globali salirono di 7-10 °C (...)".

E studiando il passato - qui per passato intendo la storia della scienza - possiamo anche comprendere come si è evoluta la paleontologia. State già pensando a polvere, ossa, dinosauri, grandi animali da classificare e via dicendo? Fate bene, ma Gabriele Ferrari è riuscito ad introdurre i non addetti ai lavori (cioè noi, compreso il sottoscritto) in un mondo più facilmente decodificabile attraverso il lato umano della scienza, cioè attraverso le avventure degli scienziati. 

Qui i protagonisti sono due - E. D. Cope ed O. C. Marsh - ma sul palco sono presenti  altri geologi, paleontologi, studenti, cercatori di ossa, soldati, famiglie e sullo sfondo - che talvolta balza brillantemente in primo piano - c'è la storia d'America che, appunto, è anche una storia di polvere e ossa. In questa storia, dentro cui si svolge la competizione fra Cope e Marsh (perché a nessuno dei due piace arrivare secondo) ci sono anche gli errori commessi, i sacrifici compiuti, la ricerca non banale dei finanziamenti per le spedizioni, la nascita delle istituzioni scientifiche e le mosse dei presidenti USA. 

Ma - fatto più importante - che può farci preferire un libro di divulgazione scientifica ad un romanzo, è la narrazione della vita di due scienziati-avventurieri, molto più simili ad Indiana Jones che non al classico professore che tutti abbiamo incontrato in Università.

Polvere e ossa

Edward Drinker Cope e Othniel Charles Marsh, due paleontologi a caccia di dinosauri nel Far West

scritto da Gabriele Ferrari

e pubblicato da Codice Edizioni (2023)


Walter Caputo

Divulgatore specializzato in Scienze Statistiche

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